Le Notti Bianche, e subito sfilano davanti agli occhi (e alla memoria) un mare magnum di iper-testi disperati, collegati tra loro da un moniker artistico che in sè sembra condensare l’insonnia permanente di un popolo di teenager (attenzione, oggi – secondo le statistiche di psicologi e pedagogisti – ci si può considerare “adolescenti” fino ai venticinque anni…) assopito sulla propria inerzia, pesante eredità  di una generazione di genitori comprensivi e attenti, certo, capace di insegnare i diritti conquistati dai nonni ma non il dovere di tutelarli, rigenerandoli.

Una poetica che si fa manifesto e, da qualche settimana a questa parte, coloratissimo fumetto. La band campana ha da poco pubblicato “Inverno 3310” per Revubs Dischi, che già  aveva attirato l’attenzione del nostro settimanale bollettino; ovviamente, non poteva passare inosservata la scelta del duo salernitano di dare un’immagine concreta (e non più solo deliziosamente sonora) ad un brano che parla a tutti, senza la pretesa di dare risposte ma piuttosto alimentando il dubbio, l’auto-riflessione e l’auto-salvataggio che solo dalla presa di consapevolezza di un disagio può derivare.

Per questo, oggi, abbiamo deciso di fare qualche domanda a Le Notti Bianche, nella direzione di valorizzare uno di quegli splendidi fiori che la gioventù fa ancora crescere per le strade, e che necessità  di aria, amore e fiducia per continuare a crescere.

Eccoci a noi. Le notti in bianco, le pizze a portafoglio e le birre nascoste negli zaini, Dostevskij e i Nokia 3310, Napoli e un sentimento di appartenenza generazionale che devasta e, allo stesso tempo, raccorda sembrano essere alcuni (e ben pochi, rispetto alla complessità  dell’insieme) elementi di una poetica che ad ogni singolo sembra rinforzarsi sempre di più. Dove sta il fulcro dell’alchimia? Se doveste redarre il manifesto de Le Notti Bianche, quale sarebbe l’elemento centrale capace di collegare tutti gli spunti fin qui proposti?
Bella domanda! Redigere un manifesto che racconti di noi e della nostra musica non è facile ma se si tratta di trovare il fulcro della nostra alchimia, l’elemento che unisce tutti questi spunti elencati, allora forse un aspetto che lega tutti gli altri c’è. Si tratta della nostra amicizia, senza la quale non esisterebbero, forse, Le Notti Bianche.

Tra l’altro, con Inverno 3310 inaugurate anche il vostro neonato sodalizio con l’etichetta indipendente Revubs Dischi. Oggi, in un mondo affastellato da continue uscite, avere il supporto di una struttura capace di valorizzare un progetto risulta certamente decisivo. Perchè, secondo voi, sembra oggi essere normalità  questa “smania di pubblicazione”, questa corsa continua al “dire qualcosa” per paura di sparire? Ogni settimana escono all’incirca duecento singolo e ascoltarli tutti diventa missione sempre più impossibile”…
La musica, da sempre, rispecchia quelli che sono i tempi. Le piattaforme digitali offrono a tutti la possibilità  di accedere ad un vastissimo catalogo ma, al tempo stesso, spingono a consumare musica come fossimo in un fast food. Finiamo per ingozzarci di canzoni senza assaporarle davvero con calma. Per questo il nostro singolo, “Inverno 3310”, con una riflessione generale, racconta il nostro senso di inadeguatezza rispetto ad un progresso che travolge le nostre vite facendoci vivere una quotidianità  frenetica in cui non abbiamo tempo per fermarci a pensare o godere degli attimi minuscoli di bellezza nascosta nelle piccole cose intorno a noi. Inoltre proprio con “Inverno 3310” abbiamo cominciato il percorso con i ragazzi di Revubs e siamo davvero felici di questo, anzi approfittiamo per ringraziarli.

I Nokia 3310 sono il simbolo di un’intera leva di eterni adolescenti (anche se ormai più vicini ai trenta che ai venti) cresciuti a pane e BimBumBam (ve la ricordate la rassegna di cartoni animati ultravintage su Italia1? Metà  anni Novanta, se non vado errando) in cerca di un posto dove stare, di una certezza in cui credere. Quali sono, secondo voi, i riferimenti della generazione pre-millenial? Come direbbe Guccini, “Dio è morto” oppure è tutto nascosto nella semplicità  di una pizza a portafoglio, di un attimo di inaspettata felicità ?
Una generazione cresciuta con i cartoni di Italia uno e i walkman, tra viaggi in macchina con i genitori e serate passate a giocare in strada. Una generazione che nonostante tutte le difficoltà  in cui è cresciuta sempre resistente proprio come quel vecchio Nokia 3310, simbolo di tutto questo.

E voi, invece? L’avete trovato, nel giro di questi primi cinque singoli, un vostro posto dove stare? Esiste qualcosa che vi lascia gli occhi spalancati tutta la notte, senza farvi dormire per il pensiero che vi da?
Secondo la nostra visione, forse non troveremo mai un posto dove stare, ma ci piace così. Essere nomadi, alla continua ricerca di un’identità  e di un “posto fisso” nel mondo musicale. Forse, è proprio tutto ciò a tenerci svegli la notte.

Sin dalla copertina del vostro ultimo singolo, sembrava evidente che dietro la progettazione della cover vi fosse la mano di un artista. Poi, qualche settimana fa (nel pieno del delirio sanremese), siete usciti allo scoperto pubblicando sui vostri social il primo episodio di un’opera allargata, che grazie alle mani di Carmine Acierno porta in luce il senso del brano, arricchito dallo storytelling di Stefano Colucci. Partiamo da qui: cosa rappresenta la copertina di “Inverno 3310”?
La copertina di “Inverno 3310” è stata realizzata dal bravissimo Carmine Acierno. Dopo aver ascoltato il nostro brano, ha saputo subito trasportare nel suo lavoro quel senso di inadeguatezza rispetto al progresso, di cui parla “Inverno”. Carmine è una persona molto sensibile artisticamente e molto introspettiva nei suoi lavori ed è riuscito a sintetizzare un concetto difficile da rappresentare graficamente: “sentirsi un 3310 in un mondo di iPhone“. Nella copertina il Nokia 3310 diventa un simbolo importante e Carmine ha provato a immaginare il protagonista della canzone che si riconosce nel cellulare stesso, quindi sono due amici che fanno cose un po’ demodè, in questo caso andare al cinema.

A questo punto dateci due dritte in più: come nasce l’idea del fumetto, come si svilupperà  il progetto e sopratutto, come è stato lavorare su un proprio “pezzo di cuore” insieme a due artisti come Carmine e Stefano. Si sa, lavorare con terzi è sempre un’operazione complicata, che richiede la giusta attenzione per non disperdere il senso primario dell’intenzione di scrittura”…
Grazie agli spunti di riflessione offerti dalla canzone e dalla copertina abbiamo deciso di allargare questa visione, così è nato “Inverno 3310 – Il Fumetto“, pubblicata sul nostro Instagram. Accanto al lavoro illustrativo di Carmine c’è la penna di Stefano Colucci. Chi ci segue conosce il nostro rapporto con Stefano, è uno scrittore e un carissimo amico che stimiamo tanto e non è la prima volta che collaboriamo con lui. Stefano ha creato, partendo dal brano e dalle illustrazioni, tre capitoli di una storia a lieto fine in cui il protagonista si sente fuori posto rispetto ad una società  in cui non si rispecchia. Nonostante le difficoltà , sceglie di non cambiare e di rimanere sè stesso, accettando la sua diversità  come un fattore, assolutamente, positivo. Grazie alla ritrovata tranquillità , la storia si conclude con il miglior lieto fine: il protagonista si innamora e trova la ragazza che ama tornando ad apprezzare la bellezza delle piccole cose, come dividere una pizza a portafoglio o condividere le cuffiette sulla Circumvesuviana, di ritorno a casa dopo una giornata a Napoli.

Certo che oggi è un bell’azzardo sfidare l’attenzione del pubblico (perchè sì, siamo ridotti così male che solo di “sfida” si può parlare) con un progetto del genere, che impegna la vista, la lettura, l’ascolto e la comprensione su quattro piani diversi. Sembra che il tempo di attenzione del fruitore medio si sia abbassato ad una manciata di secondi, rendendo spesso faticoso anche solo fare “swipe left”. Come si combatte questa deriva, secondo voi?
Un po’ come si diceva prima per la musica che è diventata come un panino al fast food da mangiare velocemente, crediamo che sia lo stesso per l’arte in generale. “Il mondo corre forte come il vento” dice una canzone di Eugenio Bennato; naturalmente in questa corsa frenetica stiamo perdendo l’abitudine di fermarci a pensare. Non sappiamo quale sia il modo giusto per combattere questa deriva, certo noi continuiamo a fare quello che ci piace e a proporre iniziative come queste, sperando che sempre più persone si accorgono del nostro microcosmo.

Domanda di rito, che non guasta mai. Un disco, un film e un fumetto che possano far capire ai nostri lettori chi sono Le Notti Bianche.
Disco: “Anime Salve” di Faber. Film: “Into the wild“. Anzichè un fumetto, scegliamo un libro che riassume il nostro progetto: “Le Notti Bianche” di Fedor Dostoevskij.

Andiamo verso la fine. Piccolo spoiler, che noi di IFB tenteremo di estorcervi nel modo più contorto possibile: uscirà  presto anche un fumetto completo di disco d’esordio?
Sarebbe davvero molto bello pensare ad un disco illustrato. Attualmente abbiamo tante idee che stiamo sviluppando e speriamo di concretizzarle quanto prima, magari ci sarà  questa. Se volete scoprirlo, seguiteci. Grazie alla redazione di IFB per averci ospitato, è stato un vero piacere. Ci sentiamo presto con tanta nuova musica.

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