Siamo agli inizi del 1991. L’esplosione del fenomeno grunge è alle porte: gli ultimi eroi di una stagione ormai vicina al tramonto ““ quella che, in maniera molto generica, chiameremo dell’hair metal ““ si difendono strenuamente nella rocca del mainstream. La battaglia però è veramente molto dura: sul campo già  giacciono i corpi di centinaia e centinaia di capelloni. Bellimbusti che, fino a poco tempo prima, si credevano invincibili perchè capaci di attrarre stuoli di giovincelle a suon di power ballads stracciamutande, cadono come pere cotte sotto i colpi di torvi individui che, invece di armature, indossano pesanti camicie di flanella.

D’improvviso, dal fortilizio dei Mr. Big, parte una spaventosa cannonata. Si tratta di una hit che potenzialmente potrebbe regalare la vittoria ai campioni dell’hard rock più impomatato. Peccato solo che, col genere in questione, il brano condivida poco o nulla: stiamo parlando di “To Be With You”, un pezzo acustico dal ritornello di un’orecchiabilità  imbarazzante.

Davanti agli occhi scorrono immagini di falò sulla spiaggia e amici che cantano felici sotto un cielo stellato; non si respira il tipico afrore da festa selvaggia in una bettola sulla Sunset Strip, magari in compagnia di trucidoni tipo Mötley Crà¼e o L.A. Guns. Poco importa, perchè il singolo gira che è una meraviglia e supera di gran lunga ogni più rosea aspettativa: si piazza al primo posto della Billboard Hot 100.

La magia però dura pochissimi mesi: arriva il 24 settembre e i Mr. Big, accecati dalle atmosfere mielose della loro canzone di maggior successo, non si accorgono del proiettile volante che gli passa sopra le teste. Quando “Nevermind” dei Nirvana centra il bersaglio, ovvero il vertice della classifica statunitense, è ormai troppo tardi: un’intera generazione dell’hard rock, composta perlopiù da artisti meravigliosi ma ingiustamente vituperati per le loro voluminose acconciature, finisce nel dimenticatoio.

Il tempo però non ha cancellato dalla memoria la magnificenza di “Lean Into It”, ovvero l’album che al suo interno contiene proprio la celeberrima “To Be With You”. Se lo ricordassimo solo per questo motivo, tuttavia, rischieremmo di commettere un’ingiustizia tremenda nei confronti di una band che ha regalato non poche soddisfazioni agli amanti del genere.  Voglio esagerare: sotto molteplici aspetti, i Mr. Big sono stati l’emblema della perfezione in campo hard rock.

Non solo per l’invidiabile capacità  di scrivere brani accattivanti, ma anche ““ se non soprattutto ““ per le qualità  tecniche davvero eccelse dei quattro membri. Un dream team, più che un gruppo musicale: Eric Martin (voce), Paul Gilbert (chitarra), Billy Sheehan (basso) e Pat Torpey (batteria) non sono uomini, ma macchine da guerra. E nelle undici tracce di “Lean Into It” ce lo dimostrano in maniera chiarissima, senza però mai ostentare la loro mostruosa bravura.

O meglio, quasi mai: gli assoli ultraveloci suonati utilizzando il trapano, il clamoroso riff in tapping che apre e chiude “Green-Tinted Sixties Mind”, il frequente muoversi all’unisono di Gilbert e Sheehan e i fiumi di cori che armonizzano a tutto spiano non sono nient’altro che numeri da circo. Però che spettacolo, ragazzi: con questo disco (e con il suo predecessore, l’omonimo debutto risalente al 1989) non ci si annoia neanche per un minuto.

è un viaggio adrenalinico che parte fortissimo con due micidiali batoste hard rock (“Daddy, Brother, Lover, Little Boy (The Electric Drill Song)” e “Alive And Kickin'”), si addolcisce momentaneamente con deliziosi sapori pop (la già  citata “Green-Tinted Sixties Mind”, un capolavoro) e AOR (“CDFF-Lucky This Time”), per poi riprendere a picchiare veramente duro, seguendo il modello dei padri nobili Aerosmith (“Voodoo Kiss”) e Whitesnake (“Never Say Never”).

Sul piatto c’è spazio anche per l’ottimo blues rock di “A Little Too Loose”, gli indiavolati ritmi shuffle di “Road To Ruin” e il romanticismo di “Just Take My Heart”, una di quelle belle ballatone melense e pompose che tanto andavano di moda negli anni d’oro dell’hair metal. Un periodo controverso, spesso caratterizzato più dalle apparenze che dalla sostanza, che però ci ha lasciato tanti album favolosi da dover riscoprire a ogni costo. Cominciate pure da “Lean Into It”.

Data di pubblicazione: 26 marzo 1991
Tracce: 11
Lunghezza: 46:09
Etichetta: Atlantic
Produttore: Kevin Elson

Tracklist:
1. Daddy, Brother, Lover, Little Boy (The Electric Drill Song)
2. Alive And Kickin’
3. Green-Tinted Sixties Mind
4. CDFF-Lucky This Time
5. Voodoo Kiss
6. Never Say Never
7. Just Take My Heart
8. My Kinda Woman
9. A Little Too Loose
10. Road To Ruin
11. To Be With You