è un alt rock dal respiro decisamente internazionale quello che ci propongono i Piqued Jacks, un quartetto toscano che sembra voler puntare prepotentemente al grande pubblico. E il loro terzo album, intitolato “Synchronizer”, ha tutte le carte in regola per raccogliere successi.
Con il fondamentale sostegno di produttori espertissimi come Julian Emery (Nothing But Thieves), Brett Shaw (Florence + The Machine, Foals) e Dan Weller (Enter Shikari), la band italiana confeziona una raccolta di undici potenziali hit caratterizzate da sonorità e scelte stilistiche sempre diverse. I Piqued Jacks sono ambiziosi e non lo nascondono affatto: “Synchronizer” è un disco dal fortissimo appeal commerciale.
Le incisive “Every Day Special” ed “Elephant” hanno tutte le caratteristiche necessarie per sfondare in radio: suoni definiti, melodie accattivanti e ritornelli pronti a stamparsi in testa sin dal primissimo ascolto. A sorprendere in maniera davvero positiva, però, sono una serie di elementi che potrei definire quasi sperimentali: i ritmi disco rock di “Purgatory Law”, le sfumature sintetiche di “Dancers In Time”, le vaghe reminiscenze post-punk di “Spin My Boy” e i contrasti alla base della ruvida “Golden Mine” sono quanto di meglio abbiano da offrirci i Piqued Jacks oggi.
Le lacune sul versante della personalità sono ben compensate da una discreta dose di coraggio che, c’è da scommetterci, in futuro potrebbe permettere al gruppo di avviare un discorso realmente originale.
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