Più che un debut album “The Seed, The Vessel, The Roots and All” possiamo considerarlo una raccolta di EP e singoli che la band di Belfast ha pubblicato dal 2016, anno in cui Lyndsey McDougall decise di fondare la band. Unica del gruppo a non aver mai avuto nessuna esperienza precedente di tal genere, Lindsey ha raccolto intorno a  sè Cahir O’Doherty (chitarra e voce), Claire Miskimmin (basso), Allan McGreevy (chitarra) e Conor McAuley (batteria) provenienti da band che da quelle parti hanno un certo fascino (Jetplane Landing, Girls Names e Fighting With Wire sono le più rappresentative). Una band che si disimpegna piuttosto bene sviluppando testimonianze indie rock, con affilate chitarre e melodie accattivanti.
Testimonianze che vibrano assecondando la voce e le parole di una donna irlandese che cerca e trova nella scrittura il modo per condividere tematiche essenziali. La religione è un argomento di profonda rilevanza in una terra troppo bagnata dal sangue di innocenti morti per chissà  quale insegnamento divino.
Il brano che chiude l’album, “Christian Boys” è infatti un’aspra critica che colpisce l’arroganza di un certo pensiero cristiano che colpevolizza la donna, rea di essere la causa di tutti i peccati : “I ragazzi cristiani sono i peggiori che conosca/ Le ragazze cristiane dovrebbero prenderla con calma/“. L’ultimo verso è una dichiarazione, una forte presa di coscienza: “Non sono il tuo senso di colpa, dopotutto /E non sono più il tuo peccato /E non sono più il tuo senso di colpa/ E non sono il tuo vizio quando cadi/ E non sono il tuo peccato, dopotutto/ E non sono più il tuo senso di colpa.”

E se i Pixies ritornano alla mente per l’assonanza con i testi di Frank Black, la band di Boston trova affinità  con i cugini irlandesi anche nei suoni. Il basso robusto vigoroso di Claire è un ottimo alleato per le due chitarre che sono le vere damigelle, ancelle che si prendono cura della voce di Lindsey trovando in ogni brano il modo per attirare l’attenzione.

Something else is better than deciding” sostiene la McDougall in “It’s Darker”, brano che apre l’album investendoci di un’energia che ci spinge verso una convinzione: il “Something Else” sono appunto gli undici brani che ci separano dall’inevitabile decisione di andare fino in fondo ascoltando il giro di basso e i colpi frenetici e indiavolati di Conor McAuley in “Bloody Soil”, l’atmosfera pixiana di “Charlie Has The Face of A Saint”, i lamenti di una chitarra mentre Lindsey intona quel “I Could Die” che s’imprime nelle ossa del nostro inconscio.

“Lily Yeats” è un omaggio alla sorella del famoso poeta irlandese, una vera artista nel campo del ricamo e donna molto religiosa e intraprendente che nel brano viene spronata ad avere fiducia in se stessa :”Non ascoltare gli altri/Sii fiduciosa/Andiamo, cresciamo/ Comanda non seguire / Non ascoltare tuo padre / Lily sii fiduciosa“.

Lindsey è artista, moglie, madre, donna laureata che ha ottenuto il dottorato grazie ai suoi studi sul ricamo, che in quella terra ha risvolti culturali e legati alle organizzazioni clericali. Ascoltava i Pixies e  gli Smashing Pumpkins sotto le coperte per non farsi scoprire dai genitori. In un ambiente tremendamente maschilista non trovava neppure una band dove esternare i suoi pensieri in musica.

A volte conoscere una band non è solo goderne dei suoni ma giovarsi dell’opportunità  di conoscere luoghi, fatti storici e il pensiero degli artisti stessi.

Ogni brano meriterebbe un approfondimento ma cosa c’è di meglio che metterci ad ascoltare quest’album, una vera miniera di suoni e testi da godersi e approfondire con il giusto tempo e la giusta predisposizione.

Lindsey McDougall e i suoi New Pagans meritano la popolarità ? Sicuramente. Crediamo però che il loro scopo non sia vendere dischi. Loro hanno un compito più arduo e nobile: creare consapevolezza.

Credit Foto: Aaron Cunningham