30 anni di “Whirlpool”, pietra miliare dello shoegaze ed esordio dei Chapterhouse. Parole altisonanti arrivano dal sottoscritto, ma per molti la band di Reading non merita di stare nell’olimpo del genere e l’album stesso viene spesso considerato come prodotto di serie B. Non voglio aprire un dibattito, ci mancherebbe altro. Se sono qui a scrivere del compleanno di questo lavoro è perchè lo stimo e lo ritengo più che valido, anzi, validissimo.

Forse “Whirlpool” ha un difetto, parte davvero troppo alto, perchè la doppietta micidiale “Breather” e “Pearl” è su livelli paradisiaci, aria così rarefatta che si respira solo nelle vette incontaminate. Dopo due brani così sarebbe stata durissima continuare su questa eccellenza, non faccio fatica ad ammetterlo, ma nonostante tutto Andrew Sherriff e Stephen Patman sapevano il fatto loro e anche i successivi pezzi manterranno altissimo il livello qualitato.

L’album arrivava dopo una serie di EP che avevano fatto tremare le manine degli appassionati, la conferma era necessaria. I giovani Chapterhouse guardavano con sapienza allo shoegaze ma non disdegnavano affatto i profumi della ballabile “Madchester” e questo connubio emerge limpido e chiaro nell’album, perfetto ibrido di culture e suoni, capace di soddisfare entrambi i palati, senza dimenticare lisergiche escursioni popedeliche di tutto rispetto.

Parlavamo dei brani iniziali. Dove “Breather” è partenza a razzo, con un super lavoro ritmico che ricorda i Ride e una melodia pazzesca, ecco che “Pearl” (una delle più belle canzoni di sempre) brilla grazie a questo taglio elettronico/ballabile e alla voce mirabile di Rachel degli Slowdive. Che splendore. Il lato psichedelico e visionario, più vicino agli Slowdive stessi se vogliamo, emerge in brani dilatati come “Autosleeper”, “Treasure” e nelle evanescenze di “Something More”, prodotta da Robin Guthrie.

“Falling Down” è un tripudio di wah-wah e riverberi, la sintesi perfetta di Madchester e shoegaze, forse ancora più bella e completa della magnifica “Soon” dei MBV. “April” è un sogno ad occhi aperti, un viaggio in un cielo in cui nuvole oscure e soniche sembrano addensarsi intorno a noi, che siamo in cerca di un angolo di quiete. “Guilt” è pimpante e sferzata di scariche elettriche decisamente rumorose, mentre “If You Want Me” è un momento di riposo e di dolcezza quasi jangly, anche se la chitarrona a un certo punto fa capolino: i fratelloni Reid approverebbero assai.

Chi ama “Whirlpool” non dovrà  essere convinto dalle mie parole, ma mi rivolgo a chi ancora storce il naso. Date una nuova possibilità  a questo gioiello. Dopo 30 anni è ancora li, che brilla magnificamente.

Pubblicazione: 29 Aprile 1991
Registrato: Febbraio 1990 ““ Gennaio 1991
Genere: Dream pop, shoegaze
Lunghezza: 39:30
Label: Dedicated Records
Produttore: Ralph Jezzard, Jim Warren

Tracklist:
1. Breather
2. Pearl
3. Autosleeper
4. Treasure
5. Falling Down
6. April
7. Guilt
8. If You Want Me
9. Something More