A tre anni da “To Deaf and Day”, la band losangelina dei Glaare ritorna con un nuovo album di otto tracce dal titolo “Your Hellbound Heart”, uscito lo scorso 30 aprile su Weyrd Son Records.

La compagine statunitense – formata dalla vocalist Rachael Pierce, da Rex Elle (chitarra, piano, percussioni), da Marisa Prietto (basso) e dall’altro membro fondatore Brandon Pierce (batteria, sintetizzatori, programming) – trascina sulla sua giostra adornata di synth e drum machine che pulsano come se non ci fosse un domani convogliando in una miscela di impulsi disco-beat.

Apertura affidata ad una ipnotica “Young Hell” che strizza più di un occhio a quei battiti intoccabili di “Fly On The  Windscreen” dei Depeche Mode che si ripresentano anche nell’intro audace della successiva “For Sale”, dove bassi pulsanti seguono le rotte dettate dai potenti synth, che si concedono a qualche stasi nella morbida quanto cupa “Terminator 2”, dalle tonalità  industrial che evocano i britannici Sneaker Pimps.

Insomma le influenze non sono di certo un mistero per questi ragazzi della West Coast che non lesinano nemmeno alcuni richiami di Cure memoria in certe note di sottofondo in “Buyers Remorse” laddove nella poppy “Divine Excess”   fanno il loro ingresso nella tracklist meravigliosi beat di pura mastrice eighties. D’altronde, in un abstract della presentazione sulla loro pagina Bandcamp, si legge: “Your Hellbound Heart” (“Il tuo cuore infernale”), proprio come il libro da cui prende il nome, è l’incarnazione del piacere concesso a qualcuno dopo un periodo di estrema tortura. La sua relazione con il film classico degli anni ’80 Helllraiser, così come innumerevoli altre storie nostalgiche che coinvolgono metafore familiari di viaggi di vita, non è certamente un caso”.

Un’ossessiva “Mirrors”, anch’essa dalle sonorità  vintage, mette in risalto nel calderone dalle derive electropop la voce trainante della Pierce che si fa sognante in “2 cents” prima che la conclusiva title track dal climax etereo, ed allo stesso tempo inquietante, raggiunge l’apice.

Nel ricco main course di disco, post-punk e industrial, “Your Hellbound Heart” è un album che si porta a casa un bel 7.5 pulito, senza forzature ma con molta intensità .

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