Una notizia che ha dell’incredibile: i Weezer sono tornati a fare rock. Dopo un paio di sfortunate prove all’insegna del pop e il recentissimo esperimento orchestrale di “Ok Human”, la band di Rivers Cuomo rende omaggio alle sonorità hard & heavy anni ’80 con un nuovo album intitolato “Van Weezer”. Annunciato sul finire dell’estate 2019 e rinviato di un anno a causa della pandemia, il disco è stato composto e registrato con l’idea ben precisa di rimettere la chitarra elettrica al centro della scena.
Il titolo dell’opera, d’altronde, parla chiaro: il modello di riferimento è il compianto Eddie Van Halen, indimenticabile eroe dello shredding e della sei corde più in generale. C’è il suo marchio dietro i riff, gli assoli, le parti in tapping e i virtuosismi di cui il lavoro abbonda. Impossibile non avvertirne la presenza nei primi trenta secondi di “The End Of The Game”, nei quali Cuomo si diletta in una serie di numeri da circo a metà strada tra “Eruption” e “Panama”.
Il continuo rincorrersi di citazioni e richiami caratterizza l’intero album. I Weezer onorano i loro beniamini di infanzia con fare giocoso e leggero, spesso scavalcando i confini della parodia: ne sono un ottimo esempio le variazioni sul tema di “Crazy Train” di Ozzy Osbourne contenute in “Blue Dream”, o ancora le meno evidenti strizzatine d’occhio ad Asia, Def Leppard e Blue à–yster Cult che sbucano qua e là tra le note di “I Need Some Of That”.
Nella maggior parte dei casi, comunque, la band si limita a fare ciò che ha (quasi) sempre fatto: rock dal fortissimo aroma power pop, farcito di melodie estremamente orecchiabili e ritornelli a presa rapida. La proclamata svolta hard non è altro che uno scherzo innocente: se escludiamo le graffiature metalliche di “1 More Hit” e gli sfarzosi innesti queeniani dell’eccellente “Beginning Of The End”, restano una manciata di brani più o meno convincenti che ricordano molto da vicino quelli di due dischi davvero simili a “Van Weezer”, ovvero “Maladroit” e “Everything Will Be Alright In The End”. Entrambi nettamente superiori a quest’ultimo, purtroppo.