Sbucato direttamente dall’underground barese, è pronto ad esplodere impetuosamente dalle vostre casse il primo full-lenght degli STREBLA. Un quartetto hardcore/noise composto da Nicola Ditolve (chitarra e voce), Ottavia Farchi (basso e voce), Manuel Arboreto (batteria) e Alessandro Francabandiera (synth).
Dei leoni da palco che, sin dal 2019, stordiscono le platee pugliesi.
Un disco che deve la sua spina dorsale, costituzione, dinamismo e intensità ai live; che sarebbero, in sostanza, l’habitat naturale del gruppo. Insomma, stiamo parlando di una band che si è fatta le ossa divorando i palchi e trasformandoli in campi di battaglia.
I concerti sono il fulcro di tutto. Sono la parte più carnale, più fisica, più terapeutica per una band. Ci permette di realizzare il motivo per siamo finiti per fare musica – come musicisti e come gruppo. (STREBLA)
Il medesimo senso di crudezza che si respira nel disco permea nei video e nelle grafiche varie, prodotte dai componenti stessi della band; o, comunque, da gente fidata della scena, dotata di un forte spirito di autoproduzione. La copertina del disco è una fotografia della mostra “Vivere sotto una cupa minaccia” (1988-1992) del fotografo Michele Guyot Bourg, che ha immortalato alcuni momenti di chi ha vissuto sotto il tristemente noto ponte Morandi.
“CEMENTO” è frenetico, dinamico, dritto in faccia ed in mezz’ora riesce a dire tutto quello che ha da dire (e anche più).
L’hardcore è un modo per depurarsi da paranoie e pensieri negative. L’importante è che lo si faccia tutti insieme – che sia sul palco o in sala prove – e che lo si faccia con rabbia; ma, allo stesso tempo, con la gioia di farlo insieme e, soprattutto, stare insieme dalla stessa parte della barricata. Creando, così, un blocco nero di rabbia. Farlo senza stronzate, prevaricazione o competitività ; bensì, con forza, uniti, dal basso e col supporto umano di persone patite di una scena che gridino insieme per quella cosa e che siano contenti di farlo.
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