Un album dedicato ai millennials e agli zoomers. Sono proprio loro, ovvero i giovani e meno giovani nati dal 1981 in poi, a far parte della “Nowhere Generation” che dà  il titolo alla nona fatica in studio targata Rise Against. Una generazione perduta che, stando alle parole del frontman Tim McIlrath, ha visto scivolare via il sogno di un futuro migliore, letteralmente squagliatosi sotto il sole di un’era dominata da instabilità  sociale, economica e politica. E pensare che queste undici tracce, con enormi probabilità , sono tutte state scritte e registrate prima dello scoppio della pandemia! Sta di fatto che, come al solito, il quartetto statunitense ci ha visto lungo.

La band di Chicago, cresciuta ascoltando la musica di Bad Religion, Dead Kennedys e Bad Brains, affronta la crisi epocale che sta sconvolgendo il globo con la rabbia, la passione e l’orgoglio di chi conosce a menadito il linguaggio dell’hardcore punk melodico. A differenziarli in maniera netta dai loro nobili maestri non è solo l’età , ma anche un evidente desiderio di essere in linea con i canoni del rock radio-friendly.

Da questo punto di vista, se volete, i Rise Against non si allontanano troppo dallo stile dei vecchi Offspring ““ mi riferisco a quelli tra la seconda metà  degli anni novanta e l’inizio dei duemila, ovvero quando ancora non producevano atrocità  come “Days Go By” e “Let The Bad Times Roll”.

Una sottotrama pop attraversa i quarantuno minuti di “Nowhere Generation”. I suoni, potenti ma mai dirompenti, sono bilanciati in modo tale da dare ampio risalto alle melodie accorate di McIlrath, sempre capaci di esplodere in ritornelli straordinariamente orecchiabili – pronti per essere intonati dalle folle dei concerti non appena i santissimi vaccini ci permetteranno di rimettere i piedi fuori dalle gabbie (si spera presto).

Una collezione di notevoli inni da stadio che, pur non cambiando in alcun modo le regole del gioco hardcore punk, regalerà  qualche piacevole soddisfazione agli estimatori. “Monarch”, “Broken Dreams, Inc.”, “Talking To Ourselves” e “Nowhere Generation” i brani da non perdere.

Photo Credit: Wyatt Troll