Giro di boa dei primi 6 mesi dell’anno. Senza voler fare classifiche, visto che non è ancora il momento, ci permettiamo di segnalare 10 titoli, 10 album che fino ad adesso hanno meritato elogi e applausi (e non solo da noi di IFB, ma da critica e pubblico in generale). 10 dischi che, probabilmente, ritroveremo anche nelle (nostre) classifiche di fine anno.
BLACK COUNTRY, NEW ROAD
For The First Time
[Ninja Tune]
Sono arrivati e finalmente rimischiano le carte e vanno oltre il predominante panorama post-punk, il mondo indie ha un nuovo punto di riferimento, una stella che potrebbe essere destinata a brillare ancora per molto tempo.
(Fabrizio Siliquini)
WOLF ALICE
Blue Weekend
[Dirty Hit]
Una chiesa sconsacrata è stata il loro studio, la loro sala prove. Forse Dio è stato scacciato da quella chiesa ma si sa, quando le note si uniscono a creare armonie e melodie, quando si concatenano parole intonandole a significati profondi, qualcosa di divino fa la sua apparizione, sempre.
(Zacky Appiani)
DRY CLEANING
New Long Leg
[4AD]
Tutti pazzi per i Dry Cleaning, volendo parafrasare il titolo di un celebre film, ancorchè in tal caso non vi è nulla di comico o ironico a scandire le gesta dell’esordio dei quattro londinesi ma, probabilmente, qualcosa che a tratti potrebbe essere irriverente e proviene dallo spokenword della talantuosa scrittrice e frontwoman, Florence Shaw.
(Alessandro Tartarino)
LANA DEL REY
Chemtrails Over The Country Club
[Polydor]
Un disco armonico e intenso, tipico dello stile di Lana. La costante percezione di trovarsi in un sogno in cerca di qualcosa di sentimentalmente eterno. Le 11 tracce dell’album suonano come fossero emozioni che scorrono su carta da parati, proprio come un film in bianco e nero.
(Carlotta Tomaselli)
MOGWAI
As the Love Continues
[Rock Action]
L’impronta tipica e coerente dei Mogwai risulta più che evidente per tutta la durata di “As the Love Continues”, tuttavia, se si ascolta il disco un po’ più attentamente, si possono notare forme di una musicalità nuova ed inattesa. Forme che riescono a legarsi ed armonizzarsi perfettamente all’interno della discografia della band, proprio come farebbero i tanti pezzi di un unico, formidabile, puzzle.
(Madeira Scauri)
NICK CAVE & WARREN ELLIS
Carnage
[Goliath Records]
“Carnage” è un disco non violento, sperimentale senza estremismi, decisamente ipnotico, carnale e riflessivo. Nick Cave fine osservatore e poeta raggiunge livelli di sofferenza blues e afferra tenaci leggerezze melodiche trovando provvisoria pace tra ricordi, viaggi mentali, progetti.
(Valentina Natale)
JULIEN BAKER
Little Oblivions
[Matador]
Un lavoro maturo e allo stesso tempo doloroso, toccante e vulnerabile che sa arrivare dritto all’ascoltatore. “Little Oblivions” mostra un altro passo avanti molto importante per questa giovane songwriter statunitense: senza mai dimenticare di mettere il cuore nelle sue canzoni, Julien aggiunge nuove tinte alla sua tavolozza sonora e noi non possiamo fare altro che godere del suo grande talento ed emozionarci davanti alla sua musica.
(Antonio Paolo Zucchelli)
SQUID
Bright Green Field
[Warp]
E’ come se durante una partita di poker gli Squid avessero lanciato sul tavolo, con sorriso sardonico, il Jolly: questo è il momento esatto in cui gli astanti sgranano gli occhi, perchè l’etiquette è violata, figuriamoci le regole del gioco. Il significato, il peso specifico, il valore dei soggetti, le reazioni alla mossa, li sapremo solo col tempo.
(Anban)
IOSONOUNCANE
Ira
[Trovarobato/RCA Numero Uno]
L’abbandono della forma canzone e il carattere monumentale dell’opera pone l’ascoltatore di fronte ad una scelta che lo impegna ad un ascolto che lascia poco spazio alla distrazione o all’ usa e getta che contraddistingue la fruizione del prodotto musicale attuale. Con la giusta attenzione il lavoro perde la propria complessità e l’effetto blur diventa sempre meno forte, la forma della canzone si svela nella sua volontà di esprimersi in una maniera diversa, in cui le voci stesse spesso si esprimono come strumento.
(Fabrizio Siliquini)
ARLO PARKS
Collapsed in Sunbeams
[Transgressive Records]
Arlo Parks ha una scrittura invidiabile, che solo pochi artisti al giorno d’oggi possono vantarsi di avere. E questa, unita a una produzione eccellente (a cura di Gianluca Buccellati, già produttore di artisti del calibro di Lana Del Rey) e una voce che farebbe sembrare un’opera d’arte anche una lista della spesa, hanno dato vita a un album di debutto che possiamo già definire piccolo capolavoro.
(Dimitra Gurduiala)