The Goon Sax sono un gruppo indie-pop di Brisbane, ma si sono recentemente trasferiti a Londra. Formatasi nel 2013, la band australiana ha già  pubblicato un paio di album, “Up To Nothing” (2016) e “We’re Not Talking” (2018) e il prossimo 9 luglio arriverà  la loro terza prova sulla lunga distanza, “Mirror II”, che segna il loro debutto per la prestigiosa Matador Records. Noi di Indieforbunnies.com abbiamo approfittato di questa nuova release e nei giorni scorsi abbiamo contattato via Zoom la batterista Riley Jones e farci raccontare qualche dettaglio in più. Ecco cosa ci ha detto:

Ciao Riley, come è stato il vostro ultimo anno? Siete stati impegnati a preparare il vostro nuovo LP o l’avevate già  scritto e registrato nel 2019?
A dire il vero siamo andati in gennaio e febbraio dello scorso anno a Bristol a registrare l’album. Poi siamo tornati in Australia e siamo rimasti in lockdown, ma siamo stati comunque impegnati a preparare i video, a disegnare l’artwork dell’album e a fare altre cose di questo genere. E poi abbiamo avuto più tempo per preparare il nostro trasloco verso Londra. Inoltre nel tempo libero ho imparato delle tecniche di registrazione.

Posso chiederti quanto la pandemia abbia condizionato i vostri programmi per il 2020?
Davvero tanto. Avevamo in programma di suonare parecchio di più. Avevamo appena firmato con la Matador Records e volevamo andare negli Stati Uniti. Volevamo incontrarci con loro e conoscerci di persona, ma non è stato possibile. Ci eravamo scritti solo via e-mail. Ci siamo sempre trovati d’accordo e ci avrebbe fatto piacere incontrarci. E’ stato spiacevole non poterlo fare, ma speriamo di poter andare quest’anno o al massimo il prossimo.

Come vi trovate a lavorare con la Matador Records? E’ una label molto importante e credo che per voi segni un importante passo in avanti.
E’ sempre stata una label con cui sognavamo di lavorare, ma era un sogno impossibile. Non avremmo mai pensato che sarebbe potuto veramente accadere. E’ così surreale per noi. Ci piace essere considerati da loro. E’ davvero eccitante e non vedo l’ora che l’album esca.

Anche i concerti stanno tornando. Siete riusciti a suonare qualche volta lo scorso anno?
Abbiamo suonato un paio di volte il mese scorso in Australia appena prima di trasferirci a Londra. E’ stato incredibile suonare davanti al pubblico, era qualcosa che avevo completamente dimenticato. Ero nervosa prima di salire sul palco, ma è stato bello.

Avete già  programmato qualche tour per i prossimi mesi?
Sì, faremo un tour qui nel Regno Unito a settembre, se nulla succederà . Speriamo che la gente potrà  ballare e sarà  davvero bello. Non ho troppe aspettative, non voglio esaltarmi troppo per il momento. Vedremo cosa succederà  e incrociamo le dita.

Il vostro nuovo disco si chiama “Mirror II”: ti posso chiedere dei testi del vostro album? Che cosa c’è dietro a quello specchio a cui vi riferite nel titolo?
I nostri testi parlano di riflessioni, di riflessioni e ancora di riflessioni. Le canzoni sono state scritte da diverse prospettive e ciò è diverso rispetto al passato. Prima i nostri testi erano una specie di diario personale. Volevamo essere diversi da prima.

Ho letto che abitavate nella stessa casa, mentre stavate scrivendo le vostre nuove canzoni. Ci puoi raccontare come è funzionato il vostro processo creativo?
Vivevamo in una casa in comune, eravamo in tantissimi amici tutti nella stessa piccola casa. L’affitto era davvero basso. C’erano anche altre band che vivevano nella stessa casa. E’ stato un periodo di scrittura molto intenso. Erano tutti gruppi di generi diversi e siamo stati influenzati dagli altri. Attraverso i muri potevamo sempre ascoltare cosa stavano ascoltando le altre band. Quando stai scrivendo nella tua stanza incosciamente sai che stai suonando per loro e quindi ciò puo’ influenzare ciò che stai facendo. Parlavamo tutti i giorni in tutti i momenti delle nostre idee.

Avete registrato il vostro nuovo disco a Bristol insieme a John Parish. Sono un grande fan di PJ Harvey: posso chiederti che tipo di esperienza è stata lavorare insieme a lui?
E’ stata la migliore esperienza per un album che io potessi immaginare. Siamo stati davvero fortunati e vorrei lavorare ancora tante altre volte insieme a John. E’ molto professionale. Avevamo molta fiducia in lui. Ha ascoltato tutto con grande cura e allo stesso tempo condivideva i suoi pensieri.

Ho letto che la famiglia di Louis (Forster, voce, basso, chitarra) è originaria della Germania. In “Bathwater” canta proprio in tedesco: posso chiederti come è arrivata questa scelta?
Dopo l’uscita del nostro album precedente, “We Are Not Talking”, lui si era trasferito a Berlino. Lui lavorava in un cinema e doveva chiuderlo. Alla sera aveva un lungo viaggio in autobus per ritornare a casa. Una sera la sua partner era chiusa in bagno e aveva dimenticato le chiavi dentro alla porta così lui è rimasto al freddo fuori dal suo appartamento e stava congelando. Lui ha scritto questo testo in tedesco e sentiva il bisogno di cantarlo in quella lingua. E’ stata una scelta naturale perchè in inglese non avrebbe funzionato altrettanto bene.

Partendo dall’inizio del vostro viaggio come band, quanto pensi che siate cresciuti come musicisti in questi anni? Inoltre posso chiederti come etichetteresti il sound del vostro nuovo album?
Siamo cresciuti in maniera esponenziale. Credo che il nuovo disco sia un nuovo inizio per noi come band. Tutti dicono che il terzo album è molto importante nella carriera di una band. Siamo davvero cresciuti molto con i primi due album: non è più solo una maturità , è un’esplorazione di concetti, idee ed esperienze. A livello musicale credo che abbiamo avuto il controllo per spingere queste nostre idee.

Un’ultima domanda: per favore puoi scegliere una delle vostre canzoni, vecchia o nuova, da utilizzare come soundtrack di questa intervista?
Scelgo “Psychic” dal nuovo album.

Grazie mille e spero di vedervi ““ magari qui in Italia ““ il prossimo anno.
Grazie a te, ci piacerebbe molto e non vediamo l’ora di suonare in Italia.

Photo Credit: Hugo Nobay