Ben undici anni dopo “Drawing Down The Moon”, a nove dall’EP “As Above So Below” e tre dopo “Waves” tornano Orenda Fink e Maria Taylor e se andiamo ancora più indietro nel tempo di anni ne sono passati venti dall’esordio omonimo. Una vita in musica cominciata a inizio millennio, quando mettere insieme folk, dream pop, elettronica non era ancora così popolare come oggi.
Le Azure Ray di quello stile ibrido e delicato, tutto giocato su luci e ombre, sono state un po’ pioniere affiancando il lavoro in coppia a carriere soliste. Il duo di Athens non ha mai veramente cercato la ribalta, le luci dei riflettori preferendo badare alle cose importanti, ai tanti brani scritti e cantati. “Remedy” prodotto da Brandon Walters ancora una volta punta tutto sulla grazia e l’armonia delle voci di Orenda Fink e Maria Taylor che si sostengono a vicenda accompagnate dal piano in “Swallowing Swords” e nella veste più elettronica di “Bad Dream” e “Phantom Lover”.
Altri brani consigliati: la riflessiva e ritmata “Desert Waterfall” col suo aggraziato crescendo finale, “The Swan” dove spunta un banjo in sottofondo, “29 Palms” per l’arrangiamento veramente ben fatto e la conclusiva “I Don’t Want to Want To” in cui torna l’elettronica che tanto affascina le due signore. “Remedy” è senza dubbio il disco più pop delle Azure Ray, elegante e sofisticato accontenterà senza dubbio chi già ama le evoluzioni creative della premiata ditta Taylor & Fink.