Il tempo scorre e noi ci passiamo in mezzo, lo plasmiamo, lo contempliamo, ma alla fine è lui che ci attraversa e ci rovina.
Il nuovo album di Alessandro Cortini è come il tempo, bisogna stare attenti.
“Scuro Chiaro” gioca utilizzando diverse opere provenienti da epoche diverse, ma sintetizzate e cristallizzate in un unicum eterno che le rende belle per sempre. Il concetto di arte di Cortini è fieramente espresso in questo lavoro che riutilizza come materiali di recupero frammenti più o meno importanti di sue vecchie composizioni accostandole e facendole dialogare con le novità e le nuove idee dell’ultimo minuto: il risultato è un chiaro-scuro sorprendente.
L’estetica dell’opera nuova di Cortini è curatissima e personale, riprende il decisamente positivo lavoro svolto in “Volume Massimo” del 2019 e si proietta oltre guardando il futuro.
Costrizione-evasione / attitudine manichea-esposizione trascendentale.
L’attitudine sperimentale di Cortini si sviluppa in “Scuro Chiaro” attraverso un ambient drone piuttosto minimalista e ripetitivo, capace di descrivere la nostra idea del mondo mentre lo osserviamo. Il concetto è quello di conoscere un oggetto; la musica va a esprimere la collisione tra l’idea che abbiamo dell’oggetto nella nostra mente e la realizzazione di esso che avviene attraverso i sensi, i nostri strumenti.
Le tracce che compongono “Scuro Chiaro” vivono di intuizioni e realizzazioni, di echi e di rappresentazioni. Alessandro Cortini con il suo lavoro certosino da restauratore e ricercatore riporta alla luce, nel chiaro-scuro della nostra psiche, uno spaccato affascinante che ci riguarda.
Così vicino, così lontano.
Verso il tutto che velocemente si dissolve nel nulla.