La notizia, se proprio devo dirla tutta, mi ha lasciato un po’ freddino.

Oddio, vedere un membro storico venir meno fa sempre un certo effetto, ma sarà  che ormai i Cure per me sono come i nonni che ti vengono a trovare la domenica raccontandoti le storie e tu li guardi rimembrare e gli vuoi bene a prescindere: ecco. Io sono tra quelli che NON attendono il nuovo album con impazienza, anzi, e l’abbandono di Gallup non mi sgomenta, piuttosto mi porta indietro con la memoria e lo mette di diritto vicino ai membri storici che amo, Porl Thompson su tutti. Ciò detto, colgo l’occasione per “panegiricare” sulla figura di Simon, figo nell’apparire e unico come musicista nel suo genere. Per me il suo manifesto sonoro resteranno sempre, tra i tanti, due brani in particolare: “Icing Sugar” con quel giro di basso vorticoso e da mal di testa, avvolgente e straniante.

Oppure la linea da lacrime in “Plainsong” esibita nel tour del 2009 quando, senza synth, Porl suonava tutte le parti e Simon regalava una intro da cuore in esplosione.

Gallup è e resterà  sempre il bassista dei Cure, capello sparato e andatura dinoccolata sul palco mentre lo strumento cesella note taglienti e suadenti in tipico stile post punk, movimento che ha fatto del basso lo strumento preponderante. Ci sono due tipi di musicisti: quelli che suonano e basta e quelli che creano una scia, uno stile e che restano negli anni. Simon Gallup è tutto questo.

Photo: TomLovesHayley, CC0, via Wikimedia Commons