E’ tutta una questione di sensazioni, di emozioni. Qualcosa che non si può descivere a parole, ma che chi adora il guitar-pop conosce bene. Perchè chi adora la Sarah Records ha questo legame così forte con l’etichetta di Bristol? La risposta è semplice: non è solo una questione di sound, ma proprio di cuore, di “mood”. L’importante è toccare le corde giuste, i sentimenti sopiti, quelli più intimi e personali, i sogni, i desideri, ma anche le paure, le malinconie e le tristezze. La musica, (certa musica, certe band, certi suoni)   lo sa fare, spesso in modo terapeutico e catartico e quando succede ci si sente come in uno stato di beatitudine. Ecco perchè parlavo prima di sensazioni.

La magia sprigionata dal disco dei The Umbrellas (esordio marchiato Slumberland Records) è tale da far scoccare la fatidica scintilla che menzionavo. La band di San Francisco che guardi al C86, ai Byrds, ai Talulah Gosh, al Paisley Underground, alla K Records, ai Pastels o ai Comet Gain va a schiacciare quel pulsante, a toccare quelle corde e tutto intorno a noi sembra scomparire, oscurato dalla bellezza senza tempo di queste canzoni. Per mezz’ora si entra in contatto con un mondo fatto di purezza guitar-pop, capace di collegarsi subito con il nostro cuore più che il nostro cervello. Piccole perle tanto frizzanti e coinvolgenti quanto, a tratti, malinconiche, quando la parola agrodolce trova la sua forma perfetta. Canzoni che ci riportano alla mente piccole polaroid di vita, frammenti di vissuto, visi, volti, baci, sconfitte e vittorie che trovano immediatamente una colonna sonora in grado di   farci riassaporare quei momenti.

Tutto sgorga in modo così bello, sincero e coinvolgente. Una sensazione quasi protettiva e avvolgente ci cattura, come se la dolcezza di questi arpeggi e di queste melodie ci aiutasse a rivivere tutto, mitigando però  anche i contraccolpi dell’animo che potrebbero arrivare.

Nei 12 brani tutto funziona alla perfezione. Il voto è “solo” 8 perchè si potrebbe obiettare che, in fin dei conti, non c’è assolutamente nulla che non sia già  stato fatto e rifatto in passato, vero, verissimo e di questo in fase di giudizio bisogna tener conto, ma come avrete capito qui il punto è che in dischi come questo non c’è solo l’aspetto musicale.

Citando qualche perla, beh, lasciate che il cuore vi batta più veloce con l’apertura molto Heavenly di “Lonely”, mentre “Autumn” sembra uscire dalla penna dei J&MC di “Darklands” (e il ritornello, no ma cosa è quel ritornello??!!). “Happy” ha degli arpeggi travolgenti e una semplicità  così immediata che bastano un po’ di “papapapapa” per mandarci in estasi. Io vi confesso che vado letteralmente in estasi per “Never Available”, che ci porta a scuola di jangle-pop, ma che Dio benedica pure un brano come “Summer” che dovrebbe essere fatto patrimonio dell’ UNESCO, con la sua popedelia suggestiva e struggente. La delicatezza di “A.M.”, che poi trova vigore e fragore andando avanti nei minuti, segna la fine di un disco magnifico che, sicuramente, troverà  posto nella mia classifica di fine anno.

Da ascoltare e riascoltare senza soluzione di continuità …