E’ un vero piacere concludere le ferie con un concerto – per di più nella propria città : Ossigeno è un festival estivo, situato nel parco Bizzozzero ““ nella periferia sud di Parma – che, oltre al cibo, offre concerti, dj set e film e dà  la possibilità  di passare una serata diversa a chi non è in vacanza.

Questa sera sul palco della rassegna emiliana salirà  Stu Larsen, folk-singer australiano che, come ci racconterà  lui stesso nel corso del suo live-show, ha deciso di rimanere in Europa a marzo dello scorso anno, dopo che si è ritrovato “rinchiuso” nel vecchio continente all’inizio del primo lockdown.

Il musicista nativo del Queensland e ormai perennemente in giro per il mondo da parecchi anni, ha nel frattempo pubblicato, via Nettwerk Music Group, il suo terzo LP, “Marigold”, uscito ad aprile 2020 e ha anche qualche nuova canzone da presentare durante questo tour italiano di fine estate.

La temperatura è gradevole e l’umidità  della giornata sembra finalmente essere sparita: il parco è pieno di persone di tutte le età , da famiglie con bambini a persone di età  avanzata, chi venuto per un semplice giro al fresco, chi per mangiare e chi per il concerto.

Quando sono ormai le nove e tre quarti, dopo un lungo djset basato soprattutto su canzoni dell’era brit-pop, ha inizio il concerto di Larsen: ovviamente solo sul palco, Stu apre il set con una cover, quella di “These Days”, pezzo di Jackson Browne datato 1973. La sua voce, accompagnata dai morbidi arpeggi della sua chitarra, ci regala subito romantici momenti di pura intimità , nonostante il numeroso pubblico presente stasera.

In seguito “Chicago Song” ci trasporta, invece, verso territori country-folk, con l’aiuto dell’armonica e di una veloce sei corde che crea piacevolissime melodie, mentre subito dopo Larsen propone una nuova canzone, “Part Time Lover”, scritta da appena un paio di settimane, in cui la leggera malinconia è supportata dal suo falsetto.

“We Got Struck By Lightning”, invece, si dimostra più determinata, veloce e anche positiva, nonostante ovviamente manchi il supporto di una strumentazione più larga presente nella versione originale di “Marigold”.

Come abbiamo scritto poco fa, Stu è in giro per il mondo ormai da anni ed è piacevole stare ad ascoltare le sue numerose storie ““ in particolare quelle relative all’ultimo anno e mezzo passato in Europa ““ ma la nostalgia per il suo paese natale comunque rimane: la minuscola Bowenville è protagonista in “Going Back To Bowenville”, chiusa tra ricordi e momenti di intimità  che il songwriter australiano condivide con grande delicatezza con i numerosi fan presenti stasera.

La vecchissima “Music Is My Mistress”, risalente all’EP “The Black Tree” del 2009, pur riflessiva e senza godere dei bellissimi arrangiamenti della versione originale, risulta comunque fresca e dai toni poppy, mentre “San Francisco”, che celebra il suo “motto” – cioè portare sempre in giro per il mondo la sua musica ““ nonostante il suo tono chiaro-scuro ha una spensieratezza assai gradevole.

“The Loudest Voice”, un altro estratto da “Marigold”, chiude il main set dopo ottanta minuti e i suoi morbidi arpeggi sembrano perfetti per accompagnare i sentimenti che vengono descritti.

Davvero una bellissima serata in cui il musicista australiano ci ha accompagnato attraverso il suo delicato mondo folk ispirato, gentile e poetico: non ci rimane che passare al banchetto del merch a salutare Stu e a versare il meritato tributo.