“Superstate è una storia di fuga in una società  in cui infuria la guerra tra le forze della negatività  e della positività , dell’incoraggiamento e dello scoraggiamento. Dove solo la lotta contro l’oppressione, il caos e la brutalità  conduce alla fragile strada verso la libertà … verso un pianeta chiamato Paradiso”.

A questo punto, si può appurare che il Graham Coxon di mezz’età  sia caratterizzato da un ardente entusiasmo nel volersi mettere costantemente alla prova – uscendo dalla propria “comfort zone” musicale – e ce lo dimostra ancora una volta dopo aver scritto le colonne sonore per le serie TV “The End Of The F***ing World” e “I Am Not Okay With This”, il supergruppo The Jaded Hearts Club e la nuova avvincente collaborazione nel nuovo disco imminente dei Duran Duran, “Future Past”.

“Superstate” è un progetto del chitarrista inglese che vede amalgamata l’arte musicale a quella visiva; d’altronde, l’ex Blur non ha mai nascosto la sua fervente passione per il disegno. Precisamente, si tratta di una novella grafica disegnata ““ con la collaborazione di altri artisti ““ proprio dalle mani stesse di Coxon.

La storia è ambientata in un futuro surreale e catastrofico nella città  di Yoga Town, nella quale un’èlite che rappresenta l’1% della popolazione ““ nel tentativo di assicurarsi la fuga da un pianeta, ormai, moribondo ““ seda e distrae la massa proiettando panorami onirici artefatti digitalmente.
In questa graphic novel fantascientifica pullulano diverse storie di diversi personaggi ““ creature angeliche salvatrici, androidi, ribelli, oppressi”… – che s’intrecciano tra loro. Ogni personaggio è nato dalle costole dei demoni della testa di Coxon: esplorando, così, le ansie varie nei confronti di un futuro nelle mani sbagliate che fa sempre più paura.

“Scrivevo e scoprivo di essere un cantante e un paroliere migliore se facevo finta di non essere me stesso. Mettermi nei panni di altri personaggi mi ha dato una strana libertà  nel dire cose che Graham Coxon non direbbe”.

Il romanzo è suddiviso in 15 storie, di cui per ognuna v’è affiliata una canzone che va comporre una ricca e caleidoscopica colonna sonora, strettamente legata ad un concept azzardatamente sci-fi.

Un’esorbitanza funk rock ricca di influenze elettroniche, psichedeliche, progressive e pimentata da rintocchi dance e soul. Coxon ha creato il disco immaginando un po’ ciò che possa esser saltato fuori, per pura casualità  del destino, i King Crimson e Sly & The Family Stone fossero finiti rinchiusi nello stesso garage.
Altri momenti, invece, devono molto a David Bowie: come il brano dalle vibrazioni glam, “We Remain”. Un pezzo che risale al 2016, scritto proprio nell’amarezza delle ore successive alla scomparsa del duca bianco.
Probabile sia stata tratta ispirazione anche dai Gorillaz la cui verve vibra nell’ardua sperimentazione, nell’agglomerato di più generi e nello spirito di collettività  dovuto alle varie cantanti chiamate a collaborare per il progetto. Non mi sorprenderei se Damon Albarn abbia dato una pacca sulla spalla del suo caro amico occhialuto alla fine.

“Le persone creative devono essere creative. Le canzoni sono bei posti nella quale trattare qualsiasi tipo di disturbo, tristezza o rabbia; interiorizzarli non va bene. Disegnare e creare musica sono, in qualche modo, una pulizia per il mio inconscio”.

Photo: Ian Meechan from Glasgow, Scotland, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons