Di Stefano Bartolotta

Troppe volte, la memoria collettiva fa sì che un disco stupendo dall’inizio alla fine venga ricordato solo per due o tre singoli di successo, tanto che, anche quando il disco stesso vende tantissimo, si pensa che ciò sia successo solo grazie, appunto, ai suddetti singoli. “Spiders, il debutto degli Space, è uno di quei dischi: canzoni come “Neighborhood”, “Female Of The Species” e “Me And You Versus The World” sono conosciute da un vastissimo numero di persone, appassionati di musica e non, ma personalmente, quando ho comprato il disco, l’ho ascoltato un sacco di volte godendomelo tutto dall’inizio alla fine, perchè anche le altre canzoni erano assolutamente all’altezza di quei tre singoli spacca classifiche. Per cui, ad esempio, qualcuno dovrebbe eliminare quel “spurred on by the success of it singles” che, sulla pagina wikipedia del disco, viene usato per giustificarne le vendite, e non solo per il refuso, ma perchè detta così sembra che le altre canzoni fossero poco più che riempitivi, e, semplicemente, questo non è vero.

Usiamo, quindi, questo spazio celebrativo non tanto per ricordare a tutti quanto fossero irresistibili e affascinanti quelle tre canzoni, che tanto se lo ricardano tutti benissimo, ma per dire chiaro e tondo a chi il disco non l’ha ascoltato che quel peculiare equilibrio tra psichedelia, retromania, lucida follia e, diciamolo, sex appeal, viene declinato in modo parimenti efficace anche nell’ordinato dinamismo di “Mister Psycho”, nelle sinuosità  di “Money”, nell’irriverenza di “Love Child Of The Queen”, nel coinvolgente nervosismo di “Voodoo Roller”, nella positività  senza freni di “Dark Clouds”, e si potrebbe davvero trovare in ogni canzone una caratteristica che le distingue dalle altre ma che comunque mantiene le sopra citata coordinate stilistiche che rendono “Spiders” un disco perfetto, lo ripetiamo, dall’inizio alla fine, e non solo nei tre momenti di maggior successo commerciale.

“Spiders” vendette e piacque tanto anche perchè arrivò nel momento giusto, quello in cui la sbornia collettiva legata al britpop inteso come “musica per la gente” si stava affievolendo, e la stessa gente era alla ricerca di qualcosa comunque di immediato e cantabile, ma con un po’ di raffinatezza in più. Proprio lo stesso giorno uscì anche “K” dei Kula Shaker, e sembrò che la psichedelia e l’esotismo dei suoni potessero rappresentare la nuova tendenza nei gusti del pubblico. Non fu così, ma è bello pensare che due dischi così validi avrebbero avuto successo in qualunque momento e rimane il piacere di celebrarli come meritano.

Pubblicazione: 16 settembre 1996
Studio: Parr Street Studios, Liverpool
Genere: Alternative dance, alternative rock, electronic
Lunghezza: 52:48
Label: Gut
Produttori: Stephen Lironi, Ian Richardson, Nick Coler

Tracklist:
1.Neighbourhood
2.Mister Psycho
3.Female of the Species
4.Money
5.Me & You Vs the World
6.Lovechild of the Queen
7.No-One Understands
8.Voodoo Roller
9.Drop Dead
10.Dark Clouds
11.Major Pager
12.Kill Me
13.Charlie M
14.Growler
15.Spiders (hidden track)