di Stefano Bartolotta

Ammettiamolo: i dischi più difficili da descrivere sono quelli stupendi, perfetti, con canzoni meravigliose dalla prima all’ultima, perchè se non riempi la descrizione di superlativi, non rendi giustizia al lavoro, e se lo fai, sembri un fan invasato e crei diffidenza nel lettore, a meno che non ti conosca e si fidi ciecamente di te. Di conseguenza, io ci posso anche provare a celebrare degnamente il ventennale di “Love Is Here”, ma temo che si verificheranno entrambi i problemi di cui sopra, ovvero non sarò in grado di rendergli giustizia e, allo stesso tempo, sembrerò un fan invasato, e chi non conosce il disco non avrà  tutta questa voglia di scoprirlo dopo la lettura.

Del resto, però, scriviamo anche, se non soprattutto, per divertirci e per esprimere noi stessi, quindi lo dico senza pudore: “Love Is Here” è stupendo e perfetto, con canzoni meravigliose dalla prima all’ultima. Sono tutte meravigliose, tutte, e sì, sono anche coinvolgenti, commoventi, emozionanti, capaci di entrarti dentro e di farti tremare, piangere e sospirare. Tutte, ripeto, tutte, dalla prima all’ultima.

Vabbè Barto, datti una regolata e prova a spiegare a chi il disco non lo conosce che cosa si può aspettare dall’ascolto, soprattutto adesso che hai una moglie e una cognata che leggono sempre quello che scrivi e non conoscono moltissimo dei dischi che celebri con tanta enfasi. OK, ci provo, dai. “Love Is Here” è un disco di canzoni introspettive, il cui suono prevalente è basato sull’alternanza e la mescolanza di chitarre elettriche e acustiche, cantate con un timbro vocale particolarmente intenso ed evocativo e capaci di far letteralmente vivere all’ascoltatore i pensieri e le situazioni descritti nei testi grazie al modo in cui i singoli elementi (melodie, voce, suono e testi) si valorizzano l’un l’altro all’interno del loro insieme.

Ora, normalmente, il rischio di dischi così è dato dal fatto che le canzoni si somigliano un po’ troppo e può risultare difficile distinguerle, ma qui non c’è proprio possibilità  di confondersi: ogni brano, infatti, è riconoscibilissimo rispetto agli altri, anche se, appunto, tutti hanno le caratteristiche sopra menzionate. Uno dei maggiori punti di forza di “Love Is Here”, infatti, è proprio la capacità  di declinare le suddette caratteristiche in modi ogni volta diversi, così ogni canzone ha gradi di apertura melodica, intensità  sonora e tensione emotiva diversi, e ognuna delle combinazioni con cui sono stati confezionati i singoli brani risulta azzeccatissima e in grado di produrre una canzone, appunto, meravigliosa, coinvolgente, commovente, emozionante, capace di entrarti dentro e di farti tremare, piangere e sospirare.

Basta ascoltare anche una sola volta questo disco per volere un bene dell’anima a questi quattro musicisti, e soprattutto al loro leader James Walsh, che quando poi lo incontri di persona è piuttosto schivo, ma quando si esprime musicalmente, sia su disco che su un palco, ha un impatto che davvero in pochi hanno avuto nell’ultimo ventennio. Tra l’altro, il momento in cui il disco uscì non era certo tra i più favorevoli, visto che la prima parte del 2001 era stata caratterizzata dalla dolcezza da cameretta del New Acoustic Movement, e nei due mesi che precedevano l’uscita di “Love Is Here” gli appassionati erano stati stregati dall’estetica indie-rock degli Strokes, quindi si capisce che un disco così, lontano da entrambe queste cose, rischiava di passare inosservato, e l’unica sua speranza era dovuta alla possibilità  di associarlo a due band che avevano avuto successo poco prima, ovvero i Travis e i Coldplay.

Qualunque fosse il contesto musicale del periodo, canzoni così erano stroppo belle per non essere notate, e il disco ebbe, infatti, ottimi riscontri sia di critica che di vendite, arrivando al numero 2 in classifica UK. L’ampio tour dei mesi seguenti non fece altro che solidificare l’amore dei fan, con concerti magnifici che davano ulteriore profondità  emotiva alle canzoni, ed è vero che un disco non va giudicato dalle capacità  live di chi l’ha fatto, ma diciamocelo, se sai che chi lo suona è in grado di renderlo anche migliore dal palco, lo ascolti con ancor più piacere.

Successivamente, sia gli Starsailor come band che James Walsh da solista non si sono più nemmeno avvicinati a questo capolavoro: del resto, l’ispirazione non è sempre destinata a durare, e, da quello che ci è dato di capire da varie dichiarazioni rese nel corso del tempo, lo stesso Walsh aveva velleità  da successo di massa che, onestamente, non ci stavano, almeno non in quel periodo, e probabilmente la delusione lo ha bloccato dal dare ancora tutto se stesso come aveva fatto in questo caso. Per fortuna, i capolavori restano, e “Love Is Here” indubbiamente lo è: celebriamone, quindi, il ventennale con la devozione che si merita.

Pubblicazione: 8 ottobre 2001
Durata: 46:23
Dischi: 1
Tracce: 11
Genere: Indie rock
Etichetta: EMI Records
Produttore: Mark Aubrey, Steve Osborne, Starsailor

Tracklist:
1. Tie Up My Hands
2. Poor Misguided Fool
3. Alcoholic
4. Lullaby
5. Way to Fall
6. Fever
7. She Just Wept
8. Talk Her Down
9. Love Is Here
10. Good Souls
11. Coming Down