Strand Of Oaks è il progetto indie-rock dalle tinte folk, iniziato nell’ormai lontano 2003, di Timothy Shoewalter, musicista nativo dell’Indiana, ma ora residente ad Austin, Texas. Il musicista statunitense ha pubblicato finora sei album, ma all’inizio di ottobre è arrivata anche un’altra prova sulla lunga distanza, “In Heaven”, realizzata per Galacticana Records / Thirty Tigers. Noi di Indieforbunnies abbbiamo contattato Tim via e-mail per farci raccontare qualche particolare in più riguardo alla sua nuova fatica full-length. Ecco cosa ci ha detto:

Ciao Tim, come stai? Com’è la situazione con il Coronavirus in Texas in questo momento?
Ciao! Ho avuto una mattinata meravigliosa, il tempo si sta lentamente trasformando in autunno qui ad Austin ed è bello svegliarsi con mattine leggermente fredde. Non posso parlare per l’intero stato del Texas, ma qui ad Austin la città  è stata molto consapevole e compassionevole verso i bisogni della collettività  per quanto riguarda il COVID. La gente ha fatto sacrifici nella propria vita personale e negli affari per ottenere il bene maggiore, ovvero quello di prevenire il più possibile la diffusione del virus.

Ho letto che non avevi programmato di andare molto in tour l’anno scorso: la pandemia quanto ha cambiato i tuoi piani per il 2020?
Ho appena posticipato il mio tour americano, quindi ha sicuramente cambiato i miei piani, ma secondo me è la scelta migliore da fare con l’aumento della variante Delta. è stata una decisione molto difficile da prendere, ma alla fine era l’unica opzione.

“In Heaven” è il primo disco che hai scritto dopo esserti trasferito ad Austin: questa cosa ha in qualche modo influenzato il tuo songwriting?
Il clima e l’ambiente hanno sicuramente portato un’influenza più positiva sulla mia musica. Non credo che la mia musica dipenderà  mai dal luogo dove vivo, ma è difficile non avere una mentalità  migliore quando fa caldo e c’è il sole per la maggior parte del tempo. Sono anche molto felice di avere una casa e un giardino e molti progetti fisici tangibili per bilanciare il mondo a volte etereo del songwriting. è molto soddisfacente avere un progetto che deve essere fatto e poi puoi vederlo completato. è una meravigliosa spinta per lo spirito e questo si traduce nella prospettiva generale del disco.

Nel tuo nuovo disco hai lavorato con Carl Broemel e Bo Koster dei My Morning Jacket e anche con James Iha degli Smashing Pumpinks: come sono nate queste collaborazioni? Cosa hanno aggiunto al tuo sound?
Quando si lavora con musicisti ed esseri umani così tanto dotati si vuole naturalmente essere all’altezza delle loro capacità . Voglio essere migliore e sono costantemente ispirato dal fatto che le persone che ammiro riversino il loro cuore nelle mie canzoni. è umile e veramente bello scrivere canzoni e poi avere l’opportunità  di passare la musica a mani così capaci e incorporare le loro esperienze e il loro talento nella cultura delle canzoni.

“In Heaven” è stato pubblicato dalla tua etichetta, la Galacticana Records: questa cosa ti dà  più libertà  creativa?
Questa è una cosa in cui sono stato molto fortunato nella mia carriera. Non importa dove ho pubblicato i dischi, non ho mai avuto limitazioni o suggerimenti su come avrei dovuto fare i dischi. A essere onesti, non permetterei mai a qualcuno di dirmi che musica dovrei fare o come dovrebbe suonare. La vita è troppo breve per scendere a compromessi, fare dischi è una delle cose più sacre della mia vita e sono così fortunato a essere stato circondato da persone che hanno fiducia nella mia visione e mi permettono di perseguire il suono che voglio.

Di cosa parlano i tuoi testi? Sono personali? Quali sono state le tue più grandi ispirazioni mentre li scrivevi?
I testi riguardano MOLTE cose. Non sono sicuro di avere il tempo per descrivere adeguatamente il tutto e mi piace permettere all’ascoltatore di estrarre i propri significati dai testi. Specialmente in questo album non volevo essere il personaggio principale, le canzoni riguardano tutti noi e l’esperienza collettiva dell’esistenza. Sento che il tema generale e la cultura dei testi sono io che finalmente accetto che la vita è bella ed è un dono che non voglio dare per scontato o perdere di vista con lotte emotive temporanee.

Il tuo recente singolo “Somewhere In Chicago” vuole rendere omaggio a John Prine: quanto ti è mancato questo grande cantautore?
John Prine sembrava un angelo proveniente da qualche posto bellissimo e la nostra società  è stata davvero fortunata a poter sperimentare il suo genio. Tutti noi abbiamo una vita limitata nel tempo e poche persone prendono il tempo che gli viene dato e creano veramente la magia. Sono molto contento di avere gli album del signor Prine come colonna sonora di tutto ciò che la vita può portare, alti e bassi. In tutto questo John Prine ha sempre qualche bella intuizione genuina che ti aiuta a superarli.

I concerti stanno lentamente tornando. Sarai in tour negli Stati Uniti il prossimo autunno: come ti senti a suonare di nuovo davanti a un pubblico di persone vere? Hai suonato qualche concerto in streaming durante il lockdown?
Non vedo l’ora di suonare, ho suonato in alcuni festival quest’autunno e mi sono divertito molto. Mi sento veramente vivo quando posso condividere la mia musica con un pubblico. Ecco perchè ho scritto “Galacticana”, mi mancava così tanto quell’energia e non vedo l’ora che ritorni.

Hai in programma di suonare in Europa, magari l’anno prossimo? Stai già  lavorando a un tour europeo?
Sarò in Europa il prossimo febbraio e tornerò sicuramente il più possibile. Amo assolutamente suonare in Europa, alcuni dei più bei momenti della mia vita sono successi lì.

Un’ultima domanda: puoi scegliere una delle tue canzoni, vecchia o nuova, da usare come colonna sonora di questa intervista? Grazie mille.
Mi piace molto ascoltare la canzone “Carbon” dal nuovo disco. Mi mette davvero in uno stato d’animo energico e potrebbe essere una bella colonna sonora per questa lettura. Grazie a te per questa intervista!