Che sia dipinta o cantata, l’arte resta il veicolo più efficace per veicolare un messaggio. C’è chi si ostina a sostenere che musica e politica siano due universi da tenere ben separati, che un artista abbia l’unico scopo di dilettare l’ascoltatore. Non c’è nulla di sbagliato nel volerlo fare, ma prendiamo il caso del black pride, quel particolare movimento che ha come fine l’abbracciare la propria identità ed eredità africana, sfidando il razzismo e l’ipocrisia in ogni sua forma. Ci sono artisti e artiste che hanno portato in alto la propria cultura, da Ghali a RoddyRich, passando per Little Simz (di cui abbiamo recensito di recente il disco “Sometimes I Might Be Introvert“). A questa rivoluzione non potevamo non aggiungere Camae Ayewa, in arte Moor Mother, e il suo quinto album “Black Encyclopedia of the Air”.
Ayewa è una poetessa dal tono calmo, fermo, quasi solenne. Ad ascoltare il brano apripista, “Temporal Control of Light Echoes”, viene quasi istintivo approcciarsi a questo disco con rispetto, e un leggero timore di risultare irrispettosi della storia dell’artista, della sua lotta, di tutto ciò che ha dovuto e deve affrontare ogni giorno in quanto donna afroamericana. Nelle tracce seguenti è sempre più chiaro l’intento di Camae di parlare direttamente al cuore dell’ascoltatore, di aprirgli il cervello e fargli vedere la realtà che lo circonda: un mondo figlio delle leggi Jim Crow (finalizzate a creare e mantenere la segregazione razziale, per intenderci), in cui la prevaricazione e l’abuso di potere da parte delle forze dell’ordine regnano sovrane. Che fare se poi l’unico tentativo di risolvere la situazione si traduce in contentini come la (tristemente) famosa pubblicità della Pepsi con Kendall Jenner?
La sola via di salvezza forse è proprio la consapevolezza, ed è proprio questa che Moor Mother tenta di trasmettere tramite le sue parole, il suo sperimentalismo che tocca sia hip hop sia jazz (e non solo). Con tutto l’amore e la responsabilità (di cui parla nello specifico in “Shekere”) che una madre può provare per i suoi figli, Ayewa raccoglie a sè tutto il dolore della sua gente e lo mette in musica, facendosi portavoce di generazioni oppresse che non sanno più in chi trovare un punto di riferimento. C’è tanto coraggio nei suoi testi, ma altrettanta paura: paura di uscire di casa, di essere presi di mira anche dai vicini, degli sguardi indagatori e altezzosi di chi non conosce la sua storia ““ ma crede di conoscerla alla perfezione solo perchè il colore della sua pelle non corrisponde allo standard accettabile.
Alla violenza e all’oppressione, però, Camae preferisce opporsi con l’arma più vecchia del mondo, e forse la più efficace: l’amore. Amore per se stessa e la sua identità , per la sua musica, per le persone che condividono la sua storia. “Made a Circle” è proprio un elogio a questo sentimento e alla sua potenza, a come elevi le anime e dia un senso al cerchio della vita di ogni essere. Così come la salvia citata nel testo è simbolo di purificazione e rinascita, l’amore diventa al contempo mezzo e scopo da perseguire per combattere i propri carnefici, ricongiungersi con le proprie radici e lasciare che la propria anima splenda sempre di più, anche a causa di chi questa luce la voleva spenta.
Un ruolo fondamentale nel messaggio di Moor Mother è ricoperto dagli antenati, insieme a ogni singolo defunto che ha combattuto con dolore e amore per i propri diritti fino alla fine; in “Tarot” però viene specificato che questi titani non sono davvero caduti poichè vivono nel nostro presente, nella memoria, in tutti gli attimi in cui invochiamo il loro aiuto. Non è un caso che il tarocco della Morte, il tredicesimo Arcano Maggiore, sia simbolo di rinascita, di cambiamenti spirituali e crescita personale. Anche e forse soprattutto grazie al sostegno e all’influenza dei suoi antenati, la resistenza passiva di Ayewa è più forte è decisa che mai, perchè è riuscita in a malapena mezz’ora a costruire un disco che esige il cambiamento, va oltre il concetto di musica come semplice intrattenimento. Va ascoltata con il cuore, ragionata con la mente, e applicata con ogni mezzo disponibile; l’amore prima di tutti.
Credit Foto: Bob Sweeney