Terzo album per la band di Pittsburgh, il precedente “Sundries” risale al 2019. “Heat”, la loro ultima fatica, è un album di dieci brani e dura circa mezz’ora, un buon compromesso in un mondo dove si divora musica in modo frenetico, senza neppure masticarla per gustarne appieno il sapore.

Sebbene Pittsburgh abbia una profonda tradizione jazz, blues e bluegrass, negli ultimi anni la scena cittadina è monopolizzata da centinaia di band heavy metal. In questo particolare clima musicale, Richie Colosimo, Mike Iverson, Zach Bronder, Chris Sexauer e Jon Sampson hanno sviluppato un proprio stile musicale che spazia tra jangle, dream e psichedelico. Un bell’assorbimento di generi che rende l’ascolto di “Heat” un momento piacevole e stimolante.

La band fu fondata sei anni fa da Richie Colosimo e Aaron Mook (poi sostituito da Zach Bronder) e solo nel 2018 si è arricchita dei nuovi componenti che formano il gruppo attuale. Un’evoluzione numerica ma soprattutto musicale, uno svilupparsi ancora molto evidente che possiamo più che percepire immergendoci senza timore nelle loro melodie.

L’album, preceduto dal singolo “The Billy” – un brano che sprizza allegria, molto dolce, voci sovrapposte e ritornello anthemico – si apre con la strumentale “Intro” che viene ripreso a metà  disco da “Interlude” con il flauto che sostituisce la chitarra e un fascio di voci che intonano una sorta di mantra “In a dream / All that you’ll ever need“.

Oh sweet Evelyn / Standing closely by my side” canta invece Colosimo in “All That You Ever Need”, in una lenta ballata blues Rock. Sfumature psichedeliche ci investono in “Through it” mentre “Only Life” ci riporta alla spensieratezza con un riff di chitarra di quelli che piacciono al primo accordo.

“Heat” è un album che parla di amore, di come lo si fugge e di come poi lo si rincorre.

Credit Photo: Benjamin Prisbylla