Secondo album per la band di Manchester dopo il meritato successo dell’esordio “Incidental Music” pubblicato nella primavera del 2019.
Joseph Evans e Tom Derbyshire (principali autori della band) si erano trasferiti a Todmorden prima che la pandemia entrasse prepotentemente nelle nostre vite e abitudini.
Todmorden è una piccola cittadina della Calder Valley, una splendida valle nello Yorkshire occcidentale, dove parecchie band stanno facendosi notare in questo ultimo periodo, come se il contatto con la natura di questa zona collinare fosse fonte di grande ispirazione.
Joseph e Tom si conoscono dai tempi della scuola e sono anima e corpo della band che con “Vanities” ci propone un sound che abbandona l’energia spigolosa, prepotente e ritmata dell’esordio (“una vivace miscela di krautrock, synth pop e groove contagiosi“) per lasciare spazio a tre quarti d’ora di musica dance dominata da un synth malefico a cui voci e strumenti si aggiungono a fare la loro sporca parte. Causa il virus, la band ha dedicato l’ultimo anno alla scrittura dei brani, nessun tour programmato ma tanta voglia di raccogliere gente e farla ballare, una reazione al triste clima solitario imposto dai lockdown che si sono ripetuti in Gran Bretagna.
Ma non dobbiamo credere che “Vanity” sia una album leggero, superficiale. E’ un viaggio dove i paesaggi variano di brano in brano. “ARPi”, ci colpisce per le armonie e le voci che si sovrappongono delicatamente, “Showstopper” ci avvolge invece nel suo ritmo gotico e ci spinge senza pietà in pista a ballare guardandoci i piedi e piegandoci verso il suolo con movimenti armonici.
“Calm Down” apre le danze con la voce di Joseph Evans che ci riporta alla mente Jimmy Somerville e i suoi Bronsky Beat mentre “Pearl in the Palm”, primo singolo uscito a giugno è il brano che ha mostrato per primo il nuovo volto della band, una potente propensione verso il dancefloor che trova anche momenti più intimi come nella conclusiva “Kaya“.
Un salto nella dance degli anni novanta ce lo possiamo fare ascoltando “Somebody Like”, un botta di energia da custodire gelosamente nella nostra playlist riempipista.
Un album che raggiunge lo scopo che il quintetto di Manchester si era prefisso. Aver cercato una nuova direzione musicale, seguendo l’istinto e lasciandosi alle spalle le sonorità del precedente album non può che essere una nota positiva. Sicuri che il prossimo sarà un’ulteriore sorpresa…