Geese. Il quintetto newyorkese rilascia l’album di debutto poco dopo la firma con Partisan, etichetta anglo-americana che in questi anni ne ha imbroccate diverse e sicuramente si è dimostrata capace di capire da che parte tirasse il vento. O meglio, si è dimostrata capacissima di capire dove trovare nuovi talenti puri in giro per il mondo (IDLES, Fontaines D.C., Cigarettes After Sex, The Black Angel“…).
L’album di debutto dei giovanissimi Geese s’intitola “Projector” e la copertina, ispirata da un incubo, rimanda a incertezze, paure e difficoltà  proprie dei giovani occidentali neo-ventenni di oggi.

La musica. Le atmosfere create dagli strumenti che plasmano le idee dei giovani americani sono aspre e cristalline, diritte e sfuggenti. Le liriche straboccano di esistenzialismo semplice, ma tormentato, la voce che ci guida spazia da David Byrne a Grian Chatten passando per Alex Kapranos. Le chitarre e la ritmica richiamano le stanze sonore dei Black Midi e degli Squid, la qualità  compositiva è sempre interessante, ma mai del tutto convincente.

Il margine per crescere sicuramente esiste e gli ingredienti per stupire ancora e, soprattutto, convincere sempre di più ci sono.
Io sono pronto a scommetterci su questa band. La compagine se sarà  in grado di mettere bene a fuoco il progetto del prossimo album potrà  davvero creare un’opera notevole.

Ad ora, godiamoci l’ottimo “Projector” e osserviamo tra le trame quello che questi cinque ragazzi di Brooklyn potranno regalarci in futuro.