Se c’è una cosa di cui noi di IFB andiamo fieri è la nostra rubrica chiamata “Brand New”. Il nostro impegno nell’andare a scovare ottime band “minori” o con scarsa visibilità  spesso viene riconosciuto dai nostri lettori, che ci ringraziano per le segnalazioni e per aver fatto scoprire loro dei nuovi gruppi. Riconoscimento che, ovviamente, ci gratifica e ci spinge a continuare la nostra “ricerca” con ancora più impegno e attenzione.

Tanti sono stati i brani, gli album o gli EP che, nella nostra rubrica, in questo 2021, abbiamo portato alla ribalta. Ne scegliamo, riproponendoli, venticinque, tra i tanti, consapevoli che i nomi indicati potranno ripresentarsi alla ribalta anche nel 2022, magari, questa volta, pure con i favori di critica e pubblico.

Quindi, se volete conoscere oggi i (probabili) eroi di domani, beh, tenete sempre gli occhi aperti su “Brand New”.
Questa selezione targata 2021 (che non è in ordine d’importanza o modello classifica, attenzione) è stata cura da Anban, Ricky, Zacky, Alessandro e Antonio.

Ascolta su Spotify la playlist dei migliori “Brand New” del 2021

I 5 BN di Anban

EP: PASTEL – Deeper Than Holy
Ormai nostri osservati speciali da tempo, è arrivato il momento del primo EP per gli inglesi Pastel, giovanissimi ragazzi che pescano a piene mani dalla faretra dei primi The Verve, dallo shoegaze, dal rock psichedelico, dal britpop, dalla madchester, il tutto con una personalità  davvero invidiabile. Delle 4 tracce che compongono l’EP, ne avevamo parlato in maniera lusinghiera di ben tre: la novità  che completa il lotto è “Where We Go” che paga tributo ai The La’s, ed è una boccata di ossigeno, un piccolo gioiello che tintinna di luce propria. Da osservati speciali, i Pastel sono ormai nostri beniamini.

EP: DYLAN JOHN THOMAS – Dylan John Thomas
Da Glasgow, piccoli Gerry Cinnamon crescono. Già  con il plauso di Liam Gallagher, ecco l’esordio sulla breve distanza per il giovane Dylan John Tomas con questo 4 tracce che ne farà  sicuramente ben parlare.
Apre le danze la pimpante e sorniona “Jenna”, via per sentieri beat e a tinte rètro con “When I Got Home”, passando per il brit-folk di “Feel The Fire” e chiudendo con il pizzicato di “Wake Up Ma”: scrittura intima, chitarra acustica sempre presente, incedere tipicamente scots, i numeri per ritagliarsi una bella fetta di attenzioni ci sono tutti. Che bravo!

EP: BILLY NOMATES – Emergency Telephone
Dopo l’eponimo album d’esordio, la giovane inglese esce adesso con questo EP di 5 tracce, “Emergency Telephone”. Alla labirintica titletrack, seguono gli allarmi di “Right Behind You” tra spietati kick e beat ed “Heels”, già  diffuso come singolo, segue questa direzione d’intenti.
Cinica crooner dei giorni nostri, dell’EP Billy dice: “”Emergency Telephone” parla soprattutto dell’interruzione delle comunicazioni; a livello personale, mentale, fisico. Una cosa strana che accade in un momento in cui la comunicazioni non ha mai avuto così tanti canali. Forse abbiamo bisogno di una linea diretta“. “-“, la quarta traccia, è una soporifera pillola rivestita dal sussurrare di Billy, mentre “Petrol Fumes” in chiusura torna su traiettorie scure, ansiose e claustrofobiche (d’altronde nascere e crescere, anche musicalmente, a Bristol ha il proprio lascito”…) sulle quali la sua voce poliedrica ricama conferendoci senso di energetica umanità .
Billy Nomates si conferma il corrispettivo femminile dei (suoi amici) Sleaford Mods e la sensazione predominante è che di lei continueremo a parlare anche negli anni a venire.

EP: YARD ACT – Dark Days
4 tracce, poco più di 13 minuti. E’ questo il biglietto da visita, sulla breve gittata, per gli Yard Act. La band di Leeds capitanata da James Smith è un nome da tenere d’occhio: il loro post-punk si rifà  alla vecchia scuola, trasuda anni ’80, ha passo fiero ma non invadente, Smith è abile paroliere a ricamare sulla trama, con andazzo più spoken che melodico (e chiaramente left-oriented), flirtando slacker con lo sprechgesang più che col rock, come la scuola del califfo Mark E Smith impone. Lo spleen generazionale è evidente, lo storytelling cinico ma spesso da scherzoso commediante, la sezione ritmica semplice quanto contagiosa, le sei corde della chitarra vengono toccate per creare riff angolari o vortici elettrolitici più consoni a tenere le sinapsi attive. Album in arrivo a gennaio!
La scena post-punk inglese sta vivendo un momento di forma eccellente: l’avevamo già  detto a più riprese, nevvero?

TRACK: MARQUIS DRIVE – 21st Century Gospel
We’re not pretty, but we’re the best wrong ones you’ll see: ha davvero bisogno di poche traduzioni la frase con cui si presentano i Marquis Drive, band inglese che si muove sotto l’ala protettrice di Alan McGee e che avevamo conosciuto grazie al brano “Spaceman“. Il nuovo singolo è questa “21st Century Gospel”: chitarre cariche d’effetto e un pattern di batteria tonico e fiero per questo brano che farà  felici i fan del britpop più epico e scintillante.

I 5 BN di Antonio Paolo Zucchelli

EP: M(H)AOL – Gender Studies
Di stanza tra l’Irlanda e il Regno Unito, i M(h)aol hanno pubblicato a fine ottobre questo loro primo EP (mentre la versione fisica sarà  disponibile a partire dal 12 gennaio): registrato in appena tre giorni tra Dublino e Bristol e realizzato dalla Tulle, questo lavoro parla di temi come la violenza sulle donne e la misoginia nelle scene musicali inglese e irlandese.
Incazzati, determinati e decisi, i M(h)aol non hanno alcuna paura a parlare di argomenti “difficili” e il loro sound duro e buio sembra essere la perfetta descrizione della loro giusta rabbia: tantissima stima per questo gruppo post-punk anglo-irlandese!

ALBUM: FORTITUDE VALLEY – Fortitude Valley
Dopo essere stata la tastierista in numerose band (tra cui i Tigercats), nel 2019 Laura Kovic ha deciso di fondare i Fortitude Valley, in cui è la principale songwriter, nonchè frontwoman e chitarrista: il supergruppo indie-pop, che prende il nome da un’area della sua città  natale, Brisbane in Australia, vede nella sua line-up anche Greg Ullyart (basso) dei Night Flowers e Daniel Ellis (chitarra) e Nathan Stephens Griffin (batteria) dei Martha. Registrato tra Londra e Durham, il disco, pubblicato dalla deliziosa indie-label di Londra Fika Recordings, è stato poi mixato da Mikey Collins degli Allo Darlin’ ai Big Jelly Studios di Ramsgate.
Un lavoro che si muove seguendo le varie sfaccettature dell’indie-pop, questo esordio ci mostra le potenzialità  del songwriting della Kovic che, accompagnata da amici talentuosi, riesce a entrare subito nel cuore di chi ascolta disegnando piacevolissime delizie melodiche di grande valore: un’altra ottima band made in UK!

EP: HANNAH JADAGU – What Is Going On
Vi avevamo già  parlato della giovanissima Hannah Jadagu all’inizio dell’anno, ma a fine aprile la giovanissima musicista texana, ora residente a NYC ha pubblicato questa sua prima fatica sulla breve distanza, dopo essere stata messa sotto contratto niente meno che dalla Sub Pop Records. L’EP è composto da cinque canzoni per poco più di un quarto d’ora ed è stato registrato dalla stessa Hannah con il suo I-Phone 7 e Garageband.
“My Bones” apre l’EP con synth e ritmi decisamente bassi, mentre riflette sui problemi che le donne di colore devono affrontare tutti i giorni nel mondo: un brano bedroom-pop dai toni emozionanti.
“Sundown”, invece, inizia con la chitarra, ma in seguito si aggiungono anche synth e numerosi strati vocali rendendo perfettamente la malinconia del pezzo. Con questo suo primo lavoro Hannah condivide pensieri profondi e lancia messaggi importanti e allo stesso tempo riesce a costruire un lavoro molto gradevole all’ascolto: la promozione per la giovanissima texana è a pieni voti.

EP: SKULLCRUSHER – Storm In Summer
A meno di un anno di distanza dal suo omonimo primo EP, Skullcrusher è tornata con una nuova prova sulla breve distanza, pubblicata ancora una volta dalla prestigiosa Secretly Canadian, che ha giustamente creduto nella bontà  del prodotto offerto dalla ragazza californiana. Registrato, come il precedente, insieme al suo partner Noah Weinman (aka Runner), l’EP si apre con “Windshield”: la gentilezza iniziale (in cui possiamo notare anche il suono del banjo), lascia spazio più di una volta a momenti più intensi e indie-rock, ma senza che la dolce voce di Helen Ballentine possa venire influenzata dalla strumentazione. Un lavoro di appena quindici minuti, ma che ci dimostra tutto il valore della Ballentine: qualità  unita a sentimenti, raffinatezza, sensibilità  e purezza. Non vediamo l’ora di ascoltarne ancora.

EP: ORACLE SISTERS – Paris II
E’ un piacere segnalare il ritorno degli Oracle Sisters, che pubblicano, via 22Twenty, il loro secondo EP, chiamato “Paris II”, che segue “Paris I”, uscito lo scorso luglio sempre per la indie-label di NYC: registrato tra Parigi e Atene, il nuovo lavoro è stato prodotto dalla stessa band di stanza in Francia.
L’EP, che contiene cinque nuove canzoni, si apre con “Honey Moon”: il brano si fonda su solide basi folk e non possiamo che godere del suo ritmo soft, delle sue atmosfere nostalgiche e soprattutto delle sue splendide armonie
A seguire il singolo “The Dandelion”, un mix di raffinatezze dai profumi jazz e melodie leggere, gentili, rilassanti e malinconiche, mentre “If I Was Yours”, con le sue tinte in bianco e nero, sembra portarci dentro a un film di qualche decennio fa ambientato nella capitale francese.
Minimalista, ma piena di sentimenti, “La Ferme Song” ci impressiona per la sua tranquillità  folk; l’altro singolo “I Don’t Wanna Move”, infine, chiude “Paris II” con un altro tocco di nostaglia, mentre le voci di Lewis Lazar e Christopher Willatt si uniscono perfettamente formando armonie davvero intime e pure.

I 5 BN di Zacky Appiani

EP: WET LEG – Too Late Now / Oh No
Sicuramente una della band che più ha colpito gli attenti osservatori della “nuova musica”, le Wet Leg non potevano di certo passare inosservate al nostro radar. Rhian Teasdale e Hester Chambers decisero di formare una band in una giornata nebbiosa mentre si trovarono sulla ruota panoramica nella nativa isola di Wight. La band ha pubblicato quattro singoli ed è già  pronto l’album di debutto che uscirà  in Aprile. “Wet Leg” è musica triste per gente da party e musica da party per persone tristi. è catartico e gioioso, punk e trasandato e, soprattutto, divertente”. Dice bene Rhian descrivendo il prodotto della band che con liriche irriverenti e doppi sensi piccanti è senza dubbio di indiscussa qualità .

EP: PRETTY SICK – Come Down
Con questo secondo EP di ben 8 brani la band di Sabrina Fuentes conferma di avere quel qualcosa di intrigante che fa la differenza. La poliedrica artista è l’artefice di questo progetto, modella e con una forte predisposizioni alle arti nelle sua svariate declinazioni (suoi i video pubblicati), l’artista di New York ha iniziato giovanissima scrivendo canzoni con il suo strumento preferito, il basso. Influenzata da Hole, Smashin Pumkins, Garbage, Pixies e Bjork ha trovato con la sua attuale band un equilibrio ed uno stile che si incolla a perfezione al suo indiscutibile carisma.

TRACKS: THE GLOW – Love Only b/w Heavy Glow
Michael Caridi, ex membro degli ormai sciolti LVL UP (band dell’area newyorkese, tre album tra il 2011 e il 2016 altamente consigliati) ci ha proposto due nuovi singoli con il suo progetto The Glow. Se l’album del 2019 “Am I” lo vedeva assoluto e unico protagonista del moniker, i due singoli “Love Only” e “Heavy Glow” coinvolgono alti tre elementi che vanno a formare una vera e propria band. Se “Love Only” è un brano dal gusto molto californiano con la chitarra jangle che non tradisce mai, “Heavy Glow” è la prova che i The Glow hanno cambiato pelle: la voce angelica di Kate Meizner è protagonista in un brano dalle vaghe tinte dream pop che si trasforma in un lungo finale strumentale con chitarre lasciate libere di galoppare su una deserta spiaggia in una notte di luna piena”…

ALBUM: MOONTYPE – Bodies of Water
Debutto per i Moontype, band di Chicago composta da Margaret McCarthy (voce e basso), Ben Cruz (chitarra) and Emerson Hunton (batteria). I tre si sono conosciuti mentre frequentavano il famoso conservatorio di Oberlin.
Indie-Rock ma non solo. Una delle caratteristiche della band è la capacità  di uscire dalla classica “forma canzone” riuscendo a catturare la nostra attenzione e spesso sorprendendo con soluzioni di stile geniali grazie all’abilità  che la band dimostra nei cambi di tempo, nelle dinamiche, negli stacchi.

ALBUM: FAUVELY – Beautiful Places
I Fauvely, band di Chicago composta da Sophie Brochu (voce e chitarra), Dale Price (chitarra), Dave Piscotti (batteria) e Phil Conklin (basso) hanno pubblicato in aprile il loro primo album, “Beautiful Places”. La maggior parte dei brani sono stati scritti dalla Brochu, atmosfere tristi, malinconiche e sognanti. Piccole perle come i singoli “Always” e “May3e” ci trovano ben disposti nel farci trascinare in questa particolare percezione. La voce di Sophie gioca un ruolo imprescindibile, elegante e malinconica riesce a raggiungere gli angoli più nascosti del nostro cuoricino.

I 5 BN di Riccardo Cavrioli

ALBUM: WE. THE PIGS – We. The Pigs
I riflettori sui validissimi We. The Pigs li abbiamo da un pezzo. La band di Stoccolma non è certo alle prime armi, visto che ci ricordiamo un loro EP datato ben 2016. C’è voluto tempo, ma alla fine ecco l’album d’esordio che conferma il loro feeling pazzesco per un guitar pop scaltro e accattivante dalle melodie micidiali, ma anche la passione per lo shoegaze e per i suoni che si sporcano a dovere. Il disco degli svedesi è quel classico lavoro che corre il rischio di muoversi su più fronti, ma la sapienza dei ragazzi è tanta e dimostrano di avere le idee chiare sia quando sono distorti e oscuri, richiamando i J&MC sia quando si fanno più eterei guardano alla magia degli Slowdive. Adorabili quando il ritmo si fa sostenuto e il noise pervade l’aria, lasciandoci elettrizzati, in balia di chitarre rumorose ma sempre ipermelodiche. Si perchè qui anche in mezzo alle distorsioni i ragazzi non perdono mai la bussola e tutto viaggia alla meraviglia, un po’ come per i primi Pains Of Being Pure At Heart, magari con meno fragore, ci siamo capiti no?

TRACK: THE BLUE HERONS – Electric
Se questo è un sogno, vi prego non svegliatemi. Il viaggio dei The Blue Herons in quello che potremmo definire di guitar-pop classico di scuola C86, Smiths e Sundays si arricchisce di un nuovo strordinario capitolo. La premiata ditta Andy Jossi e Gretchen DeVault questa volta si supera, sfornando una melodia magistrale, supportata da un ritmo incalzante e delizioso, mentre le chitarre ci portano dritti agli anni ’80. Una cosa che, a parole, è davvero difficile da descrivere, perchè le cose così belle ti lasciano assolutamente senza fiato. Ascoltare per credere. Una band incapace di scrivere canzoni che non siano capolavori.

TRACK: TRIPOV – All Day All Night
Appiccicosissima e irresitibile canzoncina pop quella sfornata dagli indonesiani Tripov, terzetto di belle promesse che esordiscono con una vera e propria hit-single, di quelle che ti entra in testa e con il suo ritornello zuccheroso e quella punta di elettronica morbida corre il rischio di non mollarti più.

ALBUM: MASSAGE – Still life
La band si muove alla perfezione lungo quel solco che le band di casa Sarah Records avevano tracciato con tanta maestria: un guitar-pop che per quanto sia accattivante e melodico non perde mai la sua valenza agrodolce, in perenne bilico tra malinconie e sorrisi. Jangle-pop costruito in modo perfetto a dire poco, con melodie solari che ci viene la pelle d’oca ad ogni ascolto e i lacrimoni fanno capolino perchè Field Mice e Brighter sono li dietro l’angolo. La scuola C86 conosciuta come i bambini delle elementari sanno l’alfabeto e il manuale di “come costruire la perfetta pop-song” sopra il comodino, imparato dalla prima all’ultima parola. C’è una cura altissima a tutto in questo disco, nei ritornelli, nelle melodie, nel romanticismo, nelle citazioni a mostri sacri del passato, nell’uso delle voci, nella capacità  di emozionare anche con il gusto della leggerezza e delle piccole cose: io non riesco a trovare un minimo difetto.

TRACK: LURVE – Right Moment
E’ l’etichetta autraliana Library Group Records a pubblicare il pazzesco esordio dei russi Lurve che, diciamolo subito, sono “l’evoluzione” degli altrettanto favolosi Gaarden che avevano pubblicato l’esordio “The Fall” nel gennaio 2020. “Right Moment” è una di quelle canzoni che ti colpisce così forte e in modo così immediato che ti ritrovi con il naso che sanguina e non capisci neanche il perchè. Tra post-punk, guitar-pop anni ’80 e magiche suggestioni shoegaze questa “Right Moment” ci lascia senza parole e senza fiato, incredibile antipasto per un disco che ha confermato poi tutta la bontà  e l’ispirazione di una band favolosa.

I 5 BN di Alessandro Tartarino

TRACK: ANORAK PATCH ““ Blue Jeans
Non avevamo alcun dubbio sul ritorno di questi quattro giovanissimi tra le pagine della vostra webzine preferita. Già  perchè Effie Lawrence (voce e tastiere), Eleanor Helliwell (basso), Oscar Rylan (chitarra) e il suo fratellino fenomeno Luca Ryland di soli 14 anni alla batteria e voce, tirano fuori dal loro cilindro teen un altro brano davvero strepitoso.
Il nuovo singolo si intitola “Blue Jeans” (edito sempre via Nice Swan Records) che in poco meno di quattro minuti mostra tutto l’incredibile talento della band di Colchester. L’apertura è affidata alle pelli in backbeat del piccolo Luca che conducono fino al cambio ritmo inaspettato ed incalzante, almeno fino a quando il pezzo vira ancora e si arresta su territori strumentali post-punk per poi riprendere il suo vorticoso viaggio fino alla meta finale, ancora una volta inattesa.
Signori un gran pezzo! Su questi ragazzi ci metto la firma!!

ALBUM: DUST & THE DUKES ““ Dust & The Dukes
Occhio ai Dust & The Dukes perchè han deciso di farsi sentire eccome nel panorama nostrano (e magari anche oltre) con l’uscita del loro lavoro d’esordio. Uscito lo scorso uscito 29 gennaio via Santeria Records, con distribuzione fisica di Audioglobe e distribuzione digitale The Orchard, l’omonimo album del power trio fiorentino, composto dall’italo-americano Gabriel Stanza (voce, tastiere, tromba), da Enrico Giannini (chitarre) e Alessio Giusti (batteria e percussioni), ha in dote un’efficace quanto coinvolgente sound che si muove su territori decisamente “americani”, spaziando ora tra il coinvolgente pure rock della traccia d’apertura “Run” ora dalla sua variante rude blues del singolo “Bueno’s”, che richiama echi di Jack White e compagnia bella. Il debutto omonimo dei Dust & The Dukes riesce, dunque, a coinvolgere dalla prima all’ultima traccia, senza dubbio alcuno, dieci pezzi dal piglio diretto e ben definito dove non manca, tra l’altro, una deliziosa e dolce ballata (“Feather”) ma pure una degna conclusione con “Losing Tune, Pt.2”, che fa venir voglia di “riavvolgere il nastro” e ripetere l’esperienza sonora.

EP: PANSY ““ Pansy
I Pansy sono una compagine statunitense proveniente da Detroit formata da Matt Hagger (voce e chitarra), Ben Abid (basso), Danny Sein (chitarra) e Cameron Frank (basso) il quale ha anche curato la produzione di questo EP omonimo del debutto rilasciato lo scorso 2 aprile. Poco più di venti minuti dove si mescolano nel gran pasto dell’alternative-rock grandiosi tasselli di shoegaze come nell’opener “I wanna Dissolve” e nei due minuti di “Pity Party”, ovvero pillole di puro indie-rock come nel bellissimo primo singolo “Buried” dal trascinante chorus ma anche dosi di efficace post-grunge presenti in “Tame”. In fondo all’Ep, probabilmente il brano migliore con un crescente intro di un minuto e mezzo che conduce ad una repentina virata di ritmo su di una solida sezione di pelli con tanto di assolo a chiazze quasi hard-rock. Insomma, un altro debutto da tenere in debita considerazione nel grande calderone del dream!

ALBUM: SINKS – Sinks
Attraverso l’inquietante spoken word di “Noir1” seguito dalla sua rumorosa variante “Noir2”, con un basso pulsante a scandire le note, che si apre il debut album di questo trio proveniente dalla modernissima Brno, seconda città  della Repubblica Ceca.
Ed ecco che subito dopo il buon antipasto apparecchiato, la band composta da Antonà­m Mà­ka, Vendula PukyÅ¡ová e Peter Å tà­mel prosegue le portate con un ricco menù a base di post-punk e noise-rock, come se piovesse! Davvero arduo scegliere il brano migliore lungo tutto il disco. Ogni singola traccia ha la sua peculiare melodia, distinguibile e riuscitissima come il noisy di “Seeing Things” ovvero il darkwave di “White Whales” ““ di sicuro una delle migliori contenute nell’album d’esordio ““ o, ancora, nella traccia di chiusura “Life Is Forever”, segnata da un puro stampo punk-rock con il suo vertiginoso giro di basso.

ALBUM: MOON WALKER ““ Truth To Power
Lo scorso maggio l’impatto è stato devastante con il duo losangelino dei Moon Walker che hanno debuttato con il singolo “Tear Down The Wall”, caratterizzato da pelli turbolente e soprattutto da riffoni di chitarra punk blues!
Direttamente da Denver, in Colorado, il rock duo composto dal frontman e chitarrista Harry Springer e da Sean McCarthy alla batteria ha esordito più tardi con la loro prima fatica “Truth the Power”, un mini album di sole sette tracce dal mood accattivante e magnetico che si contorna ora di note seventies del funk di “The TV Made Me Do It” ora in quelle progressive rock di una meravigliosa e nostalgica “Light Burns Out” che si lascia andare, se possibile, ancora più indietro nel tempo.
Un inizio davvero travolgente per questa band di cui sentiremo di certo parlare in futuro!

Ascolta tutti i brani ‘trattati’ in questo recap di fine anno: