Scritto in piena pandemia nel suo ritiro in Cornovaglia, il 16 ° album in studio della cantante americana sviluppa il simbolico selfie della copertina che la vede distratta mentre sovrasta le calme acque della costa, in un’immagine che centra da diversi angoli il contenuto di questo “Ocean to Ocean”.
Un disco di canzoni liquide, che delle tempeste d’acqua ha molto poco, ma piuttosto serene e riappacificate contemplazioni che il calmo moto ondoso può aver provocato nella ex cornflake girl dentro l’annus horribilis che ha determinato l’ambito creativo di queste 12 canzoni , lontano parecchio dall’effervescenza dei primi album di una quasi sessantenne rimasta forse troppo al palo dal confronto con le nuove generazioni di musicisti, che dà l’impressione insomma di voler rimanere in uno stato di comfort zone, che “Ocean to Ocean” certifica con brani decisamente ben arrangiati nel complesso, che confermano la capacità della solista comunque di affrontare un pop maturo, in cui forse gente come The Weather Station oggi riesce ad innovare, rimanendo però sempre dentro un alveo di controllo e sicurezza.
Certo, alcune soluzioni emergono più di altre in un contesto di un album che forse meritava maggiore sintesi, tipo la centrale “Spies”, un bel up-tempo con un’interessante linea di basso e una melodia pop accattivante; in generale, l’idea è che nel contenuto mood delle composizioni qui ogni tanto esce qualche schizzo di vitalità del tempo che fu, ma quando Tori riesce a mantenersi su questo nuovo equilibrio raffinato come in “Metal Water Wood” o la title track le cose funzionano anche meglio, si riesce ad apprezzare anche questo suo imborghesimento del tono della voce, che non è più pungente ed affilata come un tempo e ci mancherebbe, manca certo del mordente che si potrebbe pretendere ad un artista che fino a poco tempo fa partiva in quarta con arie spiazzanti, mentre qui si accontenta di fornire un canto dolcemente raggrinzito.
Ecco, è un disco con il quale bisogna accontentarsi, e qui entriamo nel personale, nel bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, ma insomma al netto di tutto, potrebbe trovare diritto ad essere un buon accompagnamento per serate invernali accomodanti e senza pretese, che a volte fanno peggio della quiete. Le pretese…di certo “Ocean to Ocean” non peggiora la situazione.
Press credit Desmond Murray