Quattordicesimo album e Mark Oliver Everett con i suoi Eels è ancora presente e artisticamente vivo, magari un po’ arrabbiato per il mancato supporto della sua casa discografica per il lancio dell’album, come ha dichiarato lamentandosi sui social, ma decisamente ancora sul pezzo.

La cosa è abbastanza sorprendente, non credo che nemmeno lo stesso Mr. E si sarebbe mai aspettato che al lontano “Beautiful Freak” avrebbe fatto seguito una carriera così lunga e tutto sommato piena di soddisfazioni.

Un percorso iniziato in maniera inaspettata e a ventotto anni, insomma un età  abbastanza avanzata per un artista, con un passato complicato del quale  Mark Oliver Everett non poteva che portarne i segni addosso.

Mark è figlio di Hugh Everett III. Quando ho raccontato a mio figlio, che studia fisica, chi fosse il padre del cantante degli Eels è rimasto a bocca aperta, per il fatto che Hugh Everett è l’autore di Relative State formulation of quantum mechanicse della teoria dei “Many Worlds”, un geniaccio della fisica quantistica insomma: le sue teorie spesso non hanno trovato un completo riconoscimento in ambito accademico, ma nel mondo pop possiamo dire che ha sicuramente ispirato il multiverso Marvel e anche “Stranger Things”, dove tra l’altro viene nominato in un episodio .

Hugh Everett III era una brava persona e molto intelligente ma era purtroppo assorbito dal suo lavoro che, sbagliando, lasciava che occupasse completamente il suo tempo destinando le briciole alla sua famiglia,   quindi il rapporto tra Everett padre e figlio era stato praticamente inesistente.

Mr. E lo ha raccontato nel libro “Things the Grandchildren Should Know“, (spero che prima o poi qualche editore si decida finalmente a tradurlo e pubblicarlo in Italia), nel quale ha ricordato anche la tragedia, quando lo ha trovato morto a soli cinquantuno anni, portandosi dietro il dubbio di non aver fatto il necessario per aiutarlo.

Oggi Mr. E è padre e dice di voler creare un rapporto diverso con il proprio figlio rispetto a quello abbastanza anaffettivo avuto con il padre, ma allo stesso tempo riconosce di non aver avuto il tempo di crearne uno più intimo con il proprio a causa della sua prematura morte. Dal padre Mr. E ha sicuramente ereditato il talento della creatività , si sa che matematici e fisici spesso sono anche ottimi musicisti, e, personalmente, ho sempre seguito con interesse i suoi lavori.

“Extreme Witchcraft” è un altro album riuscito, Mark coinvolge John Parish e realizza una serie di brani dove alterna sfrontate chitarre rock al sound che già  dalle origini lo aveva accostato a Beck.

“Amateur Hour”, scritto con John Parish, sembra mettere le cose in chiaro, Mr. E  si presenta con un rock stile anni ’70 con sapori alla The Who, così come il successivo “Good Night On Earth” che sembra riportarci ai tempi di “Souljacker”, mentre con “Strawberries & Popcorn” ritorna su percorsi alla Beck mentre racconta la libertà  da divorziato un po’ sfigato fatta di pasti improbabili.

“Steam Engine” si muove su territori rock blues tornando a dare all’album la caratterizzazione dei primi due brani, un percorso che forse avrebbe dovuto percorrere fino in fondo ma che abbandona immediatamente tornando al un sound alla Beck di “Grandfather Clock Strikes Twelve”.

Funziona sicuramente bene come singolo “The Magic” con le sue chitarre in evidenza e gli inserti accattivanti, e anche “What It Isn’t”, tra i miei preferiti, nel quale alterna un cantato dolce in semi falsetto a un ritornello urlato, in un’atmosfera schizofrenica esaltata dal testo nel quale sembra trovarsi di fronte ad un dialogo con se stesso dove si pone la scelta tra arrendersi o combattere eventi dei quali non si ha il pieno controllo.

Gli Eels mi hanno sempre regalato in ogni album un brano da custodire e amare, stavolta tocca “What It Isn’t”, toccante, commovente e con una grande sezione ritmica.

Se “Learning While I Lose” è un pezzo folk tutto sommato inoffensivo, la chiusura con “I Know You’re Right” è una degna fine, con la voce graffiante e caratteristica di E  in funk rock accattivante dove, confessando di essere un perfetto goddamn fool, chiede scusa per i suoi errori.

Mark Oliver Everett  realizza un lavoro che sicuramente non deluderà  i suoi fan, energico, divertente e tutto da ascoltare.