Era un po’ di tempo che i Pumajaw non pubblicavano un album, il loro ultimo lavoro infatti è del 2014 “Song Noir”. Dopo questo settimo album il duo inglese ha deciso di prendersi una lunga pausa nella quale la cantante Pinkie Maclure si è dedicata all’arte visiva.
Il polistrumentista John Wills invece ha continuato la sua personale ricerca sonora, studiando la registrazione del suono della fauna selvatica e stabilendosi nelle Orcadi per registrare intorno al porto naturale e presso la baia di Scapa Flow, famosa per essere stata una base navale britannica con i suoi fondali pieni di relitti della prima e seconda guerra mondiale, per la gioia dei sommozzatori.
Un ritorno atteso quindi, che non delude perchè i Pumajaw piazzano un album interessante e delizioso sia sul lato strumentale che melodico.
John Wills porta i suoi paesaggi sonori in tinta elettronica e a tratti sognanti ai quali Pinkie Maclure aggiunge la sua voce dai mille colori, che cambia nei vari passaggi melodici.
Un’ atmosfera sognante nella quale elettronica e strumentazione tradizionale si uniscono e la voce diventa essa stessa sperimentale, tracciando linee operistiche come avviene in “Murmurised ” che apre l’album in modo sorprendente, una chitarra acustica, la voce di Pinkie Maclure che si muove liberamente mentre il resto resta in sottofondo.
“The Smell of Trouble” è un brano riuscito nel suo andamento ipnotico con il duetto con John Wills che ti entra in testa, mentre in “The Innocent Win” Pinkie Maclure mette in risalto le sue qualità canore accompagnata da una tessitura elettronica riuscitissima.
“The Mirror of the Other” vede il featuring del cantautore irlandese Adrian Crowley che duetta con Pinkie donando maggiore oscurità al brano, mentre in “Michaela” il sinth si trasforma in un organo e un’arpa a tracciare un andamento fiabesco.
Tra i brani da segnalare ci sono sicuramente “Local Envy” tra i più riusciti, un gioiellino scintillante e pieno di inserzioni elettroniche perfette, “Caramelised” momento alto dell’album, nel quale mi sembra ascoltare la mia amata Carmel McCourt in versione elettronica, e il pezzo che chiude il lavoro, “Silky and Tar” che in fondo rende bene l’atmosfera particolare che questo nuovo lavoro dei Pumajaw ci regala.
Un album che ha una sua atmosfera particolare piena di loop continui e melodia vocale, un’esperienza ipnotica e particolare resa bene anche dalla bella copertina, opera del designer Stefano Piacenti.
Un grande ritorno, un lavoro non banale e davvero ben riuscito.