Decimo album per gli Spoon che aggiungono un nuovo capitolo a una carriera che ha attraversato tre decenni variando stile, modo di suonare, aggrappandosi spesso ai testi di Britt Daniel e al suo modo tutto particolare di vedere il mondo. Nonostante i numerosi cambi di formazione, granitico solo il rapporto tra Daniel e il batterista Jim Eno, il sound degli Spoon è rimasto riconoscibile e la doppia cifra raggiunta merita una Top 10.

10. The Hardest Cut
2022, da “Lucifer On The Sofa”

Si può ballare in tempi di distanziamento? Si, certo che si nel mondo degli Spoon odierni che tirano fuori un boogie sfrenato e senza regole con tanto di video splatter e quel disincanto acido che non manca quasi mai nei loro dischi. Uno dei brani più riusciti dell’ultimo album che segna il definitivo ritorno a Austin dei figliol prodighi.

<br\>9. Outlier
2014, da “They Want My Soul”

Daniel, Jim Eno, Eric Harvey col supporto di Dave Fridmann tirano fuori questo stranissimo mix di elettronica, chitarre, fulgidi sintetizzatori, un testo curioso, minimale, brillante. Quattro minuti che finiscono per avere un loro fascino nascosto, un’anima nell’anima dell’album numero otto. “And I remember when you walked out of Garden State / ‘Cause you had taste, you had taste / You had no time to waste“.

<br\>8. Trouble Comes Running
2010, da “Transference”

Il dinamismo puro di “Trouble Comes Running” spiccava tra le righe e le note di “Transference”, trascinante nella sua semplicità  solo apparente, con un ritornello tenace e un crescendo ben orchestrato. “I was in a functional way / And I have my Brown Sound jacket / Queen of call collect on my arm“.

<br\>7. Shotgun
2017, da “Hot Thoughts”

“Shotgun” ovvero il lato più tagliente del nono album, prodotto da Dave Fridmann. Tre minuti ricchi di tensione, in un disco dove i sintetizzatori avevano largo spazio e le collaborazioni con LP e Sharon Van Etten spingevano il tutto in territori più accessibili. Divertimento assicurato, con un pizzico di quel sarcasmo tipico della penna di Britt Daniel.

<br\>6. The Underdog
2007, da “Ga Ga Ga Ga Ga”

Gli Spoon in versione acustica e colloquiale con un po’ di brio tex ““ mex in un delizioso estratto da “Ga Ga Ga Ga Ga”. Ritmati, vivaci, con un bel crescendo finale e uno dei tanti, tantissimi video fuori dagli schemi tipici della loro produzione, che spesso mette insieme musica e immagini in modi non convenzionali.

<br\>5. My Mathematical Mind
2005, da “Gimme Fiction”

“Gimme Fiction” era un album vario, passava dalle chitarre acustiche a cavalcate nervose e distorte come “My Mathematical Mind” che ricordava un po’ i primi dischi con le tastiere incalzanti e le chitarre volutamente lontane da qualunque tentazione melodica. “And planning for the apocalypse / Is not considered / Considered cool“.

<br\>4. Believing Is Art
2001, da “Girls Can Tell”

Sulle orme di “Everything Hits at Once” camminava la ben più notturna, ferale, rocciosa “Believing Is Art” con il basso di Joshua Zarbo, la batteria di Jim Eno, la chitarra di Britt Daniel in un dialogo convulso ma perfetto. Una vendetta dopo che una major (la Elektra) aveva prima messo sotto contratto poi rapidamente scaricato gli Spoon che sembravano finiti invece erano solo all’inizio del loro percorso.

<br\>3. Dismember
1996, da “Telephono”

Altre decadi, altri tempi. L’esordio degli Spoon nervosi, taglienti, ululanti, ancora poco rifiniti e definiti. Puro istinto e una cascata di chitarre taglienti tra Pixies e Pavement con brandelli dei The Fall in un minuto e quarantacinque in cui aggressività  e melodia si fondono in un refrain da brividi.

<br\>2. The Minor Tough
1998, da “A Series of Sneaks”

Il disco che ha segnato il divorzio dall’Elektra, non molto apprezzato all’epoca ma decisamente rivalutato a distanza di tempo. Un cult insomma, il trionfo degli Spoon più minimali e impressionisti, granitico nel restare fedele a certi suoni post punk ma incredibilmente incisivo nei testi.

<br\>1. The Way We Get By
2002, da “Kill the Moonlight”

Primo posto inevitabile al brano e all’album che hanno cambiato la carriera degli Spoon. “The Way We Get By” non è invecchiata neppure di un giorno e resta un pezzo fresco, intelligente, sbarazzino, equilibrato, che sfrutta una melodia semplicissima senza farla diventare un tormentone.