Carissimi …And You Will Know Us By The Trail Of Dead,
è vero, forse ogni tanto facciamo un po’ di fatica a ricordare per intero il vostro chilometrico nome, ma di certo non dimentichiamo davvero mai la quantità spropositata di ottima musica che avete prodotto nel vostro quarto di secolo di onorata carriera. E difatti eccoci qua, pronti a celebrare il ventesimo anniversario di quello che, a detta di tanti esperti del settore, è da annoverare tra i più bei dischi alternative rock di inizio millennio.
Si parla naturalmente dell’immarcescibile e ineguagliabile “Source Tags & Codes”, pubblicato il 26 febbraio 2002 per i tipi della Interscope ““ la major fondata dal produttore Jimmy Iovine che, almeno in un lontano passato, era sempre molto attenta alle proposte più promettenti del ricco vivaio underground statunitense.
La terza fatica in studio della band texana venne accolta con enorme entusiasmo già ai tempi dell’uscita: basti pensare che una webzine del calibro di “Pitchfork” arrivò addirittura a premiarla con un generosissimo 10, un voto stratosferico ben motivato in sede di recensione dal critico Matt LeMay. Mi limito qui a riprendere la chiusura del suo pezzo, dove sono effettivamente ben esplicate tutte le qualità del disco: [“…] bello, intricato, ossessionante, esplosivo e pericoloso, questo è tutto ciò che la musica rock dovrebbe aspirare a essere. Canzoni intense e incredibili, arrangiate in maniera perfetta ed eseguite con abilità e passione. “Source Tags and Codes” vi prenderà dentro, vi farà a pezzi, vi rimetterà insieme, vi leccherà le ferite e vi rimanderà nel mondo con una sensazione concomitante di perdita e speranza. E non sarete mai, mai più gli stessi.
Fate attenzione all’ultimissima frase: potrebbe sembrare un’esagerazione da parte dell’esaltatissimo LeMay ma, in fin dei conti, non siamo poi troppo lontani dalla realtà . Perchè questo è un album realmente incisivo, capace com’è di scavare dentro l’anima dell’ascoltatore; di smuovere tutta una serie di emozioni e sensazioni affidandosi semplicemente al potere di un alternative rock estremamente originale e contaminato, pieno zeppo di richiami al post-rock, al post-hardcore, all’emo, alla psichedelia e, per quanto strano possa sembrare, a certe sonorità epiche e raffinate che sembrano sbucare fuori dalla soundtrack di un film di altri tempi.
La parola chiave di “Source Tags & Codes” è, senza alcuna ombra di dubbio, intensità . I Trail Of Dead non si pongono freni e, consci del sostegno garantito dalla Interscope, si lasciano trasportare dal desiderio di fare le cose non alla grande, ma alla grandissima. E la partenza non poteva che essere esplosiva: “It Was There That I Saw You” è una micidiale botta di adrenalina che, di minuto in minuto, vola sempre più in alto, alternandosi tra wall of sound chitarristici dal vago retrogusto velvetiano (riferimenti palesi alla band di Lou Reed e John Cale li ritroviamo anche nell’acidissima “Monsoon”) e inserti di archi tanto preziosi quanto azzeccati.
Violini e violoncelli, insieme al pianoforte, sono una costante di “Source Tags & Codes”: elementi forse un po’ atipici per il genere ma comunque imprescindibili in questo particolare caso, considerando il fatto che siamo al cospetto di un quadro dove il rock più aggressivo e le melodie più eleganti dominano in egual misura (“Another Morning Stoner” e “Heart In The Hand Of The Matter” sono due ottimi esempi di questo sacro connubio).
I giovanissimi Conrad Keely e Jason Reece, forse peccando di naà¯vetè, avanzano solo ed esclusivamente seguendo pancia e cuore. Il cervello indubbiamente c’è, ma viene utilizzato solo per dar forma a curatissimi arrangiamenti che, invece di contenere lo stato di estrema eccitazione del gruppo, non fanno altro che aggiungere ulteriore enfasi a un alternative rock così energico e vibrante da trasformarsi, in più di qualche episodio, in una vera e propria esperienza catartica.
Come a suo tempo ebbe modo di dire Annie Zaleski di “Billboard”, i Trail Of Dead sembrano ogni volta sull’orlo dell’implosione ma, grazie all’uso attento e intelligente delle dinamiche, in extremis riescono a scongiurare il collasso. Detto in parole povere: nelle quattordici tracce di “Source Tags & Codes” ci si muove sempre sul filo del rasoio. Ma per avere pieno accesso al fantastico mondo del quartetto di Austin è necessario un atto di fede.
Quindi, in questa occasione di festa per il ventesimo genetliaco dell’opera, mollate la presa e abbandonatevi completamente al potere delle emozioni che si sprigionano da capolavori ““ perchè questo sono ““ come “Baudelaire”, “How Near, How Far”, “Days Of Being Wild” e, last but not least, la malinconicissima title track e la sublime “Relative Ways”. Il sacrificio sarà ampiamente ripagato perchè, come già scritto (o meglio, citato) in precedenza, “Source Tags and Codes” vi prenderà dentro, vi farà a pezzi, vi rimetterà insieme, vi leccherà le ferite e vi rimanderà nel mondo con una sensazione concomitante di perdita e speranza. E non sarete mai, mai più gli stessi.
Data di pubblicazione: 26 febbraio 2002
Tracce: 14
Lunghezza: 50:19
Etichetta: Interscope
Produttori: Mike McCarthy, …And You Will Know Us By The Trail Of Dead
Tracklist:
1. Invocation
2. It Was There That I Saw You
3. Another Morning Stoner
4. Baudelaire
5. Homage
6. How Near How Far
7. Life Is Elsewhere
8. Heart In The Hand Of The Matter
9. Monsoon
10. Days Of Being Wild
11. Relative Ways
12. After The Laughter
13. Source Tags & Codes
14. Blood Rites