Anche nelle migliori famiglie come IFB ci sono pareri discordanti su certi dischi. Di solito ci fidiamo e accettiamo il verdetto del nostro recensore, ma per certe uscite molto importanti e in grado e di dividere la critica, abbiamo pensato a un diritto di replica, una seconda recensione che potrebbe cambiare le carte in tavola rispetto alla precedente. A voi scegliere quella che preferite”…
Leggi “‘l’altra faccia’ della recensione di “Earthling” di Eddie Vedder
Eddie Vedder ““ Earthling
[ Seattle Surf/Republic Records ““ 2022 ]
genere: indie-rock
VOTO OTHER SIDE: 5
Arrivati alla fine di “Earthling” ci rendiamo conto di dover ringraziare Eddie Vedder. Con questo lavoro di pessima fattura è riuscito a darci un ottimo esempio su cosa voglia dire ascoltare un “brutto disco”. E non è poco. Detto questo, che potremmo anche vedere come una cosa ironicamente positiva, non ci resta che piangere di fronte alla miseria musicale che abbiamo appena ascoltato.
Difficile trovare qualcosa che funzioni nell’ultimo disco solista del leader dei Pearl Jam, visto che dal songwriting, agli ospiti, alla produzione è tutto un vero calvario, anzi, una via crucis drammatica per l’ascoltatore.
Iniziamo dalla scrittura dei brani, dalle trame sicuramente variegate e anche muscolose a tratti, salvo poi toccare anche gli inevitabili momenti più morbidi da Iphone alzato. Quello che salta subito all’occhio è la banalità messa in campo, un pilota automatico che non ci si dovrebbe aspettare da un simile veterano che ha fatto dell’empatia autentica un cavallo di battaglia. Canzonette, perchè questo è il termine che si meritano robaccia come “Long Way” o “Brother The Cloud”, pescate evidentemente dal cesto dei rifiuti, roba che pure a definirle b-side dai loro fin troppo credito. Niente che spicchi, niente che alzi il livello, tutto prevedibile.
La varietà sopra accennata diventa pure essa elemento negativo perchè pare che il buon Eddie faccia quasi “il pischello”, cercando di fare il disco capace di accontentare tutti, senza però far felice nessuno con cose così insipide. Il brano con Elton John, giusto per citare un ospite di cui riempirsi la bocca, non è una canzone, è una macchietta, una farsa di un brano dai, bisogna essere sinceri. Alla tua età Eddie fregatene delle canzonette, vai per la tua strada, lascia perdere il “volevo essere Tom Petty o il Boss” e cerca di arrivare al cuore nel modo sincero che sai fare…niente di tutto questo accade in “Earthling”.
Certo che, verrebbe da dire, in un mare di canzoni così povere, ci starebbe bene almeno la mano di un produttore con le palle che provi a salvare il salvabile. Invece Andrew Watt meriterebbe la galera all’istante per il lavoro osceno fatto su questo disco. Suoni che vorrebbero (o almeno così credo siano stati pensati) essere un omaggio a un certo rock made in USA di fine anni ’80, ma che invece sono pacchiani, patinati e così laccati da farti venire i brividi. Già Eddie non è in vena di capolavori, per giunta l’amico Andrew banalizza il tutto (i pezzi più”hard” sono quasi una caricatura dell’heavy, nulla più nulla meno, con una “Power Of Right” che fa quasi sorridere da tanto risibile si mostra in tutto il suo fintissimo scintillio) e così il disco affonda come il Titanic, anche più velocemente a dire il vero.
La voce di Vedder non può bastare a salvare, quindi, un intero (pessimo) lavoro per il quale non riusciamo altro che a prevedere un tristissimo (ma meritato) futuro in un cestone di CD dell’autogrill a prezzi, giustamente, stracciatissimi.