è tutto all’insegna delle atmosfere sognanti l’atteso ritorno in pista di Anders Trentemøller, talentuoso DJ e musicista danese che, oramai una quindicina di anni fa, riuscì a lasciare un segno importante sulla scena elettronica europea con il fortunato esordio intitolato “The Last Resort”. Andiamo però subito al sodo, visto che stiamo parlando di un personaggio che necessita di ben poche presentazioni: se siete amanti dello shoegaze e del dream pop “sporcato” dalle note oscure e sinistre tipiche del post-punk, non fatevi sfuggire per alcun motivo al mondo questo “Memoria”.

Un album intenso e appassionante, frutto dell’estro creativo di un artista ancora in grado di regalarci piacevoli sorprese; anche dopo anni e anni trascorsi ad accumulare una sterminata produzione che abbraccia, oltre ai tradizionali full length, EP, compilation e remix di ogni forma e misura (quello per “No You Girls” dei Franz Ferdinand gli valse addirittura una candidatura ai Grammy). Una mole mastodontica di musica che spazia dalla techno alla darkwave, passando ancora per l’ambient e gli esperimenti più “umani” condotti avvalendosi dell’aiuto di una band al completo.

Le quattordici tracce di “Memoria”, pur essendo nate nel corso del lunghissimo inverno pandemico, sembrano essere state pensate proprio per la proposta live. L’effettistica, come è giusto che sia considerando il contesto dream pop / shoegaze, occupa un ruolo preponderante. Trentemøller ne fa un uso intelligente e non smodato, estremamente attento nel dosare gli ingredienti (che sono essenzialmente tre: delay, riverbero ed eco) necessari per ottenere atmosfere eteree molto suggestive ed evocative.

“Memoria”, come facilmente intuibile dal titolo, è un album che guarda al passato per provare a regalarci un po’ di conforto in quest’epoca così infelice. Un tuffo nei ricordi, privo di ombre nostalgiche, per ascoltatori alla ricerca di un’esperienza musicale realmente immersiva. A dominare è la leggerezza del dream pop, un genere a suo modo reimmaginato da un Trentemøller sempre e comunque legatissimo alle sue origini elettroniche.

Le chitarre, spesso sottoposte a pesanti trattamenti sintetici, rappresentano per il DJ danese una specie di ponte tra il mondo reale ““ ovvero quello della musica “suonata” ““ e il mondo irreale di un’elettronica dai toni notturni ma non cupi, contaminata appena appena dallo shoegaze e screziata di ombre house, techno, darkwave e post-punk (“Dead Or Alive”) che emergono in maniera decisa nei numerosi episodi strumentali del disco, talmente ricchi di intuizioni da lasciare a bocca aperta l’ascoltatore (vedi le “sorprese” psichedeliche di “When The Sun Explodes”, le melodie ultra-rarefatte ma incisive della commovente “Linger” e la “twinpeaksiana” “A Summer’s Empty Room”, che sa tanto di omaggio al maestro Angelo Badalamenti).

Tanta succulenta carne al fuoco, quindi; ma il Trentemøller di “Memoria”, pur non essendo totalmente proiettato nell’universo dream pop, raggiunge la vera eccellenza solo ed esclusivamente in quest’ambito. Ad alcuni potrebbe sembrare un aspetto negativo, ma in realtà  non è cosa di poco conto: le canzoni con alla voce la brava Lisbet Fritze, tanto per fare un esempio, valgono da sole l’intero album. Difficile trovare difetti nelle bellissime “Veil Of White”, “No More Kissing In The Rain”, “In The Gloaming” e “All Too Soon”, tracce limpide come acqua di fonte. Il culmine però lo si raggiunge con la straordinaria “Like A Daydream”, un vero e proprio capolavoro (devo scriverlo, a costo di parere esagerato) che da solo vale un mezzo voto in più. Da non perdere!