Quarto album per i Pup, che tornano dopo il grandissimo successo ottenuto con “Morbid Stuff” e il seguente tour mondiale, che li ha resi una delle realtà  live più irresistibili e trascinanti.

Da quello che ci dice la press-release il disco vede la band di Toronto “incorporare nuovi strumenti tra cui piano, synth, fiati” a cui si aggiungono le prestigiose collaborazioni con Sarah Tudzin (Illuminati Hotties), Kathryn McCaughey (NOBRO), Mel St-Pierre (Casper Skulls) ed Erik Paulson (Remo Drive).

Registrato in cinque settimane nell’estate dello scorso anno in Connecticut, il disco è stato prodotto e mixato dalle sapienti mani dell’esperto Peter Katis (The National, Death Cab For Cutie, Kurt Vile).

Ad aprire questo lavoro ecco “Four Chords”, la prima delle tre parti di questa canzone: piccole introduzioni o pause (a seconda della loro posizione nell’album), in cui il frontman Stefan Babcock si rilassa con delicatezza attraverso l’uso del piano.

Si riparte ai soliti ritmi noti con “Totally Fine”, una vera bomba che esplode in faccia: cori irresistibili e un gran numero di distorsioni caratterizzano questo brano esaltante quanto le cose che abbiamo ascoltato sul lavoro precedente.

“Robot Writes A Love Song” non perde nulla per quanto riguarda l’aspetto melodico e, nella parte iniziale, contiene inaspettate drum-machine e ha un’atmosfera decisamente più tranquilla di quello che ci potessimo aspettare dai canadesi.

Più avanti, invece, “Waiting” ci mostra il lato più feroce dei Pup con grida e chitarre molto aggressive e un’incredibile forza che comunque riesce sempre a sfociare in un ritornello assolutamente catchy.

Inizialmente ipnotico con un mix di synth e batteria, “Habits” vede i vocals di Babcock più riflessivi rispetto alle canzoni precedenti, prima di esplodere ancora una volta con l’energia delle sei corde.

La conclusiva “PUPTHEBAND Inc. Is Filing For Bankruptcy”, dopo un inizio punk molto aggressivo e rumoroso, lascia libertà  alle chitarre e al sax di creare momenti di pura follia, prima dell’arrivo di un momento corale delicato seguito ancora dalle grida emotive di Babcock.

“The Unraveling Of PUPTHEBAND” è sicuramente un buon album, in cui non mancano l’adrenalina e le belle sensazioni melodiche a cui il gruppo dell’Ontario ci ha abituato nel corso degli anni: i Pup inoltre provano a fare alcune leggere deviazioni alle loro traiettorie sonore e questo è apprezzabile. Non tutto è perfetto sul disco, ma il divertimento sicuramente non mancherà  nei loro prossimi concerti, che vi consigliamo di non perdere.