Arriva finalmente in Italia, dopo le solite cancellazioni causa pandemia, anche il tour dei Van Der Graaf Generator, fugando ogni dubbio, uno dei collettivi più importanti di sempre, siamo dalle parti del prog o art rock, più che altro possono essere considerati, insieme a pochi altri, i pionieri di un genere che fondamentalmente prima non esisteva, una carriera concentrata nei primi settanta, il lungo scioglimento e poi la reunion una quindicina di anni fa.
Quindi tributare gli onori al merito a chi apre le danze è sempre doveroso, del resto questi a più di cinquant’anni (numero che a leggere fa sempre una certa impressione) dalla loro nascita, sono ancora li e sanno ancora il fatto loro e Peter Hammil, il mattatore principe, nonchè autore di molti dei brani, rimane un fuoriclasse, capace di scrivere una pagina di storia del rock inglese.
Fanno un mini tour italiano, Genova, Roma, Brescia, Padova e Milano a testimoniare anche il fatto che da noi godono di uno zoccolo duro di fan, tant’è che le location sono importanti di per se.
Apparentemente tre anziani signori, magari fuori dal tempo, ma che si mangiano comodi un paio di generazioni di gruppi moderni, siamo in un altro campionato, non ce n’è, ultra settantenni che suonano come non ci fosse un domani e Peter Hammil, sfoggiando, tra l’altro anche un discreto italiano tra una canzone e l’altra, rimane il leader carismatico, carico di simpatia, vulcanico e in gran forma, si alterna al piano e alla chitarra, con una voce che non ha minimamente sentito l’agognato passaggio alla terza età .
Ad ospitarli in quel di Brescia, il teatro Morato, ex teatro Tenda, uno spazio con qualche centinaio di posti a sedere, ottima acustica e poltrone comode, si sta bene, la data di questa sera non registra il tutto esaurito, diciamo che non c’è proprio l’affluenza delle grandi occasioni ed è un peccato soprattutto per una città di provincia come Brescia, non approfittare di queste serate, perchè la possibilità di vedere un tempio del rock di queste proporzioni non capita proprio tutti i giorni, comunque un pubblico di affezionati della prima ora, per un’occasione speciale come questa, c’è e si fa sentire eccome.
Un’ora e mezza di live con una scaletta a macchia di leopardo andando comunque e soprattutto a selezionare materiale relativamente recente, esempio “Alfa Berlina” o “Room 1210” tratte dal loro tredicesimo lavoro “Do Not Disturb” uscito nel 2016; ovviamente gli evergreen non potevano certo mancare, “Man-Erg” per esempio, e l’imprescindibile quanto clamorosa “Refugees” che chiude tradizionalmente il concerto, ma anche “Scorched Earth”, palco minimale, sostanzialmente spoglio, dove solo la musica è la protagonista assoluta.
A volte capita di correre per l’evento del momento, che gode del classico clamore mediatico, magari bypassando artisti di questo calibro.