Barbaramente tradotto in italiano con “Avvocato di difesa”, che priva il protagonista della serie del suo feticcio automobilistico, “The Lincoln Lawyer” è una serie giudiziaria tratta da un libro di Michael Connely (dal quale era già stato tratto un film omonimo con Matthew McConaughey), ma immagino queste cose le sappiate già tutti dacchè si tratta della serie più vista su Netflix a livello globale da qualche giorno. La notizia è che, come in tali casi accade di rado, vale la pena vederla.
Anzitutto perchè è un prodotto come non se ne fanno più. Impostazione molto classica, oserei dire nostalgica, che fa venire in mente il modo di fare Serie Tv, in un certo qual modo ingenuo, degli anni ’90 e inizio ’00.
Poi perchè è molto agile. La sceneggiatura, che peraltro non lesina in particolari anche procedurali, è frizzante, non concede respiro e alterna differenti linee narrative. E così le dieci puntate filano via che è un piacere.
Inutile dire che è molto merito anche del cast azzeccato quanto stereotipato (ma quello che di molte Serie Tv della succitata epoca era un difetto, qui diventa a tutti gli effetti un vezzo, se non una cifra stilistica) e delle straordinarie ambientazioni losangeline.
Insomma, nulla di miracoloso, ma un prodotto assolutamente intrattenente e pimpante come non se ne producono più molti.
La prima stagione chiude quasi tutte le sue storyline primarie, ma si spara anche un “cliffangherone” di quelli potenti che non lascia dubbi sulla produzione imminente di una seconda stagione.
Stagione che aspetteremo con impazienza per poter seguire quello strafigo di Mickey Haller barcamenarsi ancora una volta da un capo all’altro della baia a bordo delle sue Lincoln, per difendere ora un antipatico milionario ora qualche povera prostituta o ingenuo spacciaturucolo, tutti accusati ingiustamente di chissà che.