Non è passato neanche un anno che The Black Keys sono tornati alla carica con un nuovo album di inediti. In un oscillazione tra passato e presente, “Dropout Boogie” è la sintesi perfetta del percorso artistico di Auerbach e Carney.
Un percorso che in tutti questi anni ha visto varie oscillazioni di pendolo verso nuove sperimentazioni, ma niente in confronto alla grande via del blues che scorre nelle vene del duo. Un blues che hanno celebrato meno di un anno fa con “Delta Kream“: un viaggio attraverso i luoghi del Mississipi per far riscoprire le note oramai dimenticate di un genere che per loro è di vitale importanza.
Questo nuovo lavoro possiamo definirlo come proseguo del precedente, con la differenza che non si parla di cover ma di veri e propri inediti. 10 canzoni nelle quali l’armonia tra passato e presente porta l’ascoltatore a definire, ancora una volta, chi sono effettivamente The Black Keys: da una parte troviamo la rock anthem “Wild Child”, primo singolo rilasciato dalla band che non è dissimile da una “Let’s Rock” di qualche anno fa. Qui troviamo i super cazzoni ragazzi americani (e a testimoniarlo il solito videoclip ironico al seguito), i riff energetici di chitarra elettrica e l’energia che correda il tutto. Un classico pezzone d’arena. Dall’altra parte troviamo però il passato, quel blues che invade perfino gli strumenti più nascosti ed impercettibili: tutto questo viene realizzato grazie alla presenza del giro di chitarra dannato in “Good Love” di Billy F. Gibbons (ZZ Top).
La sintesi viene completata in “Your Team Is Looking Good” che può essere sentita come un pezzo blues di molti anni fa, ma è l’anima garage rock del duo a renderla attuale e totalmente amabile e non noiosa. Questo brano è anche l’unico in cui troviamo l’incontro tra i due generi che vivono oramai imperterriti all’interno del gruppo.
L’incontro tra passato ed ispirazione blues e presente garage rock stiloso rende questo nuovo capitolo nella loro discografia di facile ascolto e approvazione: The Black Keys sono riusciti a portare al grande pubblico il sunto dei loro anni (20 proprio dal primo disco), facendoci capire che queste due anime così diverse saranno sempre presenti e in costante mix evolutivo. I riff di chitarra si uniscono al mojo alla Muddy Waters creando canzoni facili da ascoltare in contesti come arene o teatri, persino sagre di paese nel profondo Texas.
Il duo Dan e Patrick ci ha regalato grandi canzoni rock’n’roll che ancora adesso vengono ascoltate, ma non hanno mai abbandonato la via del blues che li ha formati, definiti e mai invecchiati.