di Anban e Antonio Paolo Zucchelli
E’ passato ormai qualche mese da quel sabato di inizio novembre in cui abbiamo assistito al live dei Fontaines D.C. nella prestigiosa cornice del Teatro Regio di Parma: da allora la band irlandese, oltre ad avere accumulato ulteriore esperienza live, ha pubblicato, via Partisan Records, anche il suo terzo LP, “Skinty Fia”, uscito a fine aprile, che li riporta di nuovo in Italia.
Questa sera ci troviamo all’Arena Puccini di Bologna per la prima data nel nostro paese di questo loro tour europeo: la venue, che si trova all’interno del parco del Dopolavoro Ferroviario, era stato il posto dove chi scrive aveva visto il suo primo concerto post-chiusura nell’estate del 2020. Quella volta sul palco c’erano i Bud Spencer Blues Explosion da Roma e si era seduti e distanziati, mentre ora tutto è diverso e ci sono persone in ogni dove: è una sensazione strana, ma piacevole da ritrovare dopo così tanto (infinito) tempo.
Il live-show di oggi è uno di quelli importanti e molto sentiti anche dai fan che vanno da ragazzini ventenni a gente con ormai i capelli grigi sulla testa e oltre le sessanta primavere dietro le spalle, segno di come questi irlandesi abbiano saputo mettere d’accordo parecchie generazioni.
I loro primi tre album sono stati decisamente acclamati dai media come dai loro fan e la band di Dublino troverà il modo di presentare brani da ognuno di loro durante questa serata.
Mancano pochi minuti alle nove e quaranta quando, dopo aver passato la registrazione di “Bella Ciao” di Marc Ribot e Tom Waits, salgono sul palco i Fontaines D.C. per l’immensa e ““ a nostro avviso – giusta esaltazione del pubblico emiliano.
Quando “A Lucid Dream” – estratta dal loro sophomore ““ comincia, notiamo subito come il frontman Grian Chatten sia attivo sul palco: mentre canta, infatti, continua a spostarsi e ad agitarsi, gridando in maniera grintosa i suoi testi nel microfono, mentre il resto della band di fianco e dietro di lui accende il pubblico felsineo con la sua strumentazione.
Subito dopo veniamo colpiti da “Hurricane Laughter” e l’atmosfera ormai è già rovente tra le grida di un sempre più adrenalinico Chatten e quelle linee di basso di Conor Deegan che arrivano dritte in faccia senza alcuna pietà .
Le cose si fanno più cupe e riflessive per “Roman Holiday”, primo estratto dal recentissimo “Skinty Fia” stasera, anche se le chitarre dei cinque irlandesi continuano a pulsare senza interruzioni, ma ““ se qualcuno si fosse mai illuso ““ eccoci di ritorno alla violenza punk del primo LP con “Chequeless Restless”, un vero delirio rumoroso ed eccitante.
La nuova “Big Shot” segue il mood più rilassato (a livello strumentale) del loro terzo album, mentre “I Love You”, pur dal titolo romantico e speranzoso, è decisamente malinconica e sa arrivare con intensità sul pubblico bolognese.
Nell’encore poi trovano spazio sia la vecchia “Boys In The Better Land”, un altro momento punk più esaltante che mai, che vede tutta l’Arena Puccini oscillare, che il recente singolo “Jackie Down The Line”, che mostra linee di chitarra più pulite e un’inaspettata tendenza poppy che comunque risulta piacevole alle orecchie dei numerosi presenti.
Forse ci possiamo lamentare per i soli settanta minuti di concerto (per quanto i bpm siano stati su di giri), ma la determinazione, la grinta, la qualità e il modo di tenere il palco di questi cinque ragazzi irlandesi ci sono piaciuti molto e, come la maggior parte del pubblico bolognese, usciamo dalla venue di via Serlio decisamente entusiasti per ciò che abbiamo appena visto e ascoltato: i tre ottimi LP che hanno già piazzato in altrettanti anni sembrano essere solo l’inizio di una carriera destinata a essere davvero brillante.
Photo Credit: Anban