Anzitutto devo dire che gli stomaci dei frequentatori della Croisette devono essersi oltremodo addolciti. La cosa più letta in giro riguardo a questo nuovo film di Cronenberg è la gente che se ne è andata dalla sala disgustata… mi viene il dubbio che suddetti abbiano visto più di un paio di film del maestro. Certo ci sono braccia meccaniche dotate di bisturi ben inquadrate che rimestano nell’addome del buon vecchio Viggo, ma è davvero tutto qui.
Le scene davvero forti, peraltro, non sono quelle gore, ma ben altre. La prima ad esempio, quella sì, una discreta mazzata.

Detto questo, è l’ennesimo gran film del canadese. Forse non tra i suoi capolavori, ma ci va anche abbastanza vicino.
Spiegando anche più del suo solito, Cronenberg ci mette questa volta davanti ad un giano bifronte che si divide tra una critica spietata al mondo dell’arte performativa (ma più in generale delle sette autocompiaciute della controcultura moderna, io ci ho visto anche qualche sfottò al mondo del clubbing ad esempio) e la necessaria presa di coscienza del cataclisma ecologico – che il regista fa diventare addirittura organica.

Visivamente il film è cupo, fotografato con la solita maestria e pregno di un design elegante e spietato; mentre la colonna sonora di Shore alimenta la tensione senza strafare.

Il parco attori non ha bisogno di presentazioni. Viggo rende credibile l’incredibile, la Seidoux e (soprattutto) la Stewart inondano il film di sensualità . Tra i meno noti cito un fantastico Speedman, del quale sentiremo decisamente parlare.