Ritroviamo davvero con piacere i Resplandor, creatura musicale che vede al timone la mano sapiente di Antonio Zelada. La band peruviana (ma ormai trapiantata in Olanda) torna a grande distanza dall’ultimo album “Pleamar”, datato ormai 2008.
Gli anni passano, ma la classe resta immutata e in ambito shoegaze/dream-pop i Resplandor dimostrano davvero di avere una visione e una scrittura sopraffina. Forte della produzione di Robin Guthrie (ma anche Simon Scott ci mette del suo) “Tristeza” è uno di quei lavori che meritano l’appellativo di affascinante. Suggestive trame soniche che sanno essere incalzanti e accattivanti, ricche di ritmo, visioni oniriche e melodiche (“Blue”, “Adore” o la stessa title track), ma anche magnifiche derive più dilatate e vicine al magico gusto visionario degli Slowdive (“Ocèano”, giusto per fare un nome che pare uscire dalla penna di una super collaborazione tra Neil Halstead e Angelo Badalamenti).
“Feel” e “Ràªverie” sono, forse, i momenti più alti e suggestivi dell’intero (ottimo) lavoro, con questi sussurri che si perdono nei riverberi: forse sarò amante della vecchia scuola shoegaze, lo ammetto, ma canzoni così mi lasciano sempre senza fiato.
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