Evasioni, libertà , dubbi, rivolte e fughe romantiche. Questo il DNA del nuovo EP di Johnny DalBasso, sei brani tondi tondi con una seconda parte prevista in autunno. Quindici minuti adrenalinici che vanno a comporre la prima metà di quello che una volta completato sarà il quarto album ufficiale. Unione per nulla sacrilega di chitarre arrabbiate e sintetizzatori, pianoforte, armonica e fiati per interrogarsi sull’idea di stato e sui mille stati d’animo che l’essere umano attraversa ogni giorno.
L’irriverenza è quella di sempre, tre anni dopo “Cannonball”, per nulla scalfita dal grigiore pandemico. Ritmi altissimi, energia martellante fin dalle prime note di “Senza nome”, un piglio quasi hardcore che in “Odia e desidera” sembra avere i Bad Brains e i Negazione come numi tutelari. Riff e distorsioni abbondano in “Amore Pirata” e “Marta” con l’atteggiamento solo apparentemente scanzonato di “Andalusia”, che si dimostra ben presto una cavalcata tex mex trascinante, bilanciato dallo schiaffo punk di “Berlin Burning”.
“Lo Stato Canaglia Pt. I” è molto più che un semplice antipasto. Conciso ed essenziale, divertente e sbarazzino, conserva tutta la sudata spontaneità dei concerti dal vivo trasportandola in studio, con quella carica che ha portato il musicista campano ad aprire per Sick Tamburo, Hugo Race e Glen Matlock. Un blitz furioso targato Micidiale Records, fatto su misura per le esigenze di un Johnny DalBasso sferzante e sempre più istrionico, fermamente deciso a non mollare.