Leap, and the net will appear“. E’ partito da questa frase apparentemente semplice, tratta da “The Artist’s Way” di Julia Cameron, il viaggio del terzo disco di James Bay. Il ragazzo col cappello (non lo indossa sempre ma spesso) capace di scalare le classifiche con soli due album – “Chaos and the Calm” (2014) e “Electric Light” (2018) ““ che gli hanno garantito tre nomination ai Grammy e un Brit Award. “Leap” è un ritorno alle origini, ben lontano dalla sbornia di sintetizzatori del lavoro precedente.

Registrato tra Nashville e Londra in una serie di sessioni cominciate prima e continuate durante la pandemia istiga dubbi e semina speranza affidandosi a un sorprendente numero di produttori: Foy Vance, Dave Cobb, Ian Fitchuk, Joel Little, Finneas che si è occupato del singolo “Save Your Love”. Molti stili diversi ma il risultato è solido, coeso, infinitamente melodico nella prima parte (da “Give Me The Reason” a “Silent Love”) con momenti in cui il ritmo si alza (la briosa “Love Don’t Hate Me”, “We Used To Shine”) e l’inevitabile attimo di romanticismo acustico ““ orchestrale (“Right Now” o “Better”).

Un buon equilibrio alla fin fine quello raggiunto tra i sei brani nati a Nashville e i sei londinesi, non certo un salto nel buio. Il rischio c’era se pensiamo che nel 2019 James Bay era pronto a mollare tutto, perso e confuso da un successo arrivato in fretta. La sua rete di salvataggio l’ha trovata nella compagna Lucy e nella figlia Ada, che l’hanno reso più maturo e consapevole. La fama di cantante sdolcinato forse non se la toglierà  mai, con “Leap” dimostra di saper stare al gioco senza perdere la testa.