Primo album di canzoni originali e inedite in sei anni, “Bloodline Maintenance” è il nuovo lavoro consapevole, analitico e ricchissimo di Ben Harper.
Accreditato al solo Harper, “Bloodline Maintenance” è una sorta di nuovo inizio e, secondo l’artista, anche un nuovo modo di fare soul. Una strada in salita, che parte dall’incisione del disco in quasi totale solitudine. Disco in cui, tra l’altro, Harper suona anche il basso, strumento di Juan Nelson, caro amico e storico bassista degli Innocent Criminals, recentemente scomparso.
“Below Sea Level” apre l’album con la sola voce a cappella del cantante, toccando tutte le corde giuste fin dal primo momento e facendolo con disarmante onestà . A seguire, “We Need To Talk About It”, è un vero e proprio cazzotto nello stomaco che lega schiavitù, Africa, secoli di ferite, Stati Uniti, onestà , giustizia e movimento Black Lives Matter in un unico nodo che ribolle. Il brano prosegue sentitamente il discorso sulla condizione degli afroamericani, iniziato trent’anni prima con “Like A King” (Welcome to the Cruel World, 1994), canzone sul pestaggio di Rodney King, tassista afroamericano che venne fermato e massacrato da cinque agenti della polizia di Los Angeles.
A seguire, Harper vira nel funk con “Where Did We Go Wrong”, poi nel corale di “Need To Know Basis” (che ricorda, vagamente, i toni di “Better Way” (Both Sides of the Gun, 2006)), per poi planare, infine, su note decisamente più voluttuose in “More Than Love”, dove il musicista canta di amare la dolce metà “More than any religion/Wants to save your soul“.
In “Smile at the Mention” il rocker dà una scorsa alla musicalità ed alla storia afroamericana, passando dal pianto provocato dalla dimenticata ingiustizia subita, al sorriso spontaneo, che spunta al solo pensiero dell’amata. Con “Knew The Day Was Comin'”, Harper rimbalza, invece, nel blues più genuino, offrendoci una splendida interpretazione canora, accompagnata da una chitarra talmente tesa che pare andare a fuoco.
Una quindicina di album alle spalle e svariati anni di carriera non hanno appesantito nè la voce nè la chitarra di Harper, al contrario, hanno donato ad entrambe un nuovo e fulgido spessore. L’ultimo lavoro del musicista si presenta, quindi, come un baluardo del rinnovamento musicale dell’artista, un vero e proprio groviglio volutamente catartico. “Bloodline Maintenance” è, infatti, l’ennesima prova del ricercato genio musicale di Harper. Un genio che non teme l’incedere del tempo e che si fa apertamente beffa delle mode, regalando al pubblico un disco in cui presente e passato si mescolano, narrando cambiamenti culturali, esorcizzando lutti ed esaltando quel grande luna park che, molto semplicemente, è la vita.
Photo Credit: Michael Halsband