Sono passati due anni dall’uscita di “You Know I’m Not Going Anywhere” e a marzo i Districts gli hanno dato un successore, “Great American Painting”, loro quinto album, pubblicato ancora una volta dalla Fat Possum Records.
Il disco è stato registrato al Sunset Sound di Los Angeles insieme al noto produttore Joe Chiccarelli (Spoon, The Strokes, Morrissey, The Shins, Broken Social Scene) e ha iniziato a prendere forma quando il frontman Rob Grote, durante la pandemia, ha passato due mesi in un cottage nella Gifford Pinchot National Forest nello stato di Washington: proprio qui al musicista della Pennsylvania, appena tornato dai cortei di protesta contro la brutalità della polizia a Philadelphia, è venuto spontaneo chiedersi quale fosse il grande quadro americano, se la violenza delle forze dell’ordine o l’incantevole bellezza dei paesaggi che stava visitando e la risposta è stata che entrambe le cose lo sono.
“No Blood”, che parla del problema della violenza delle armi purtroppo molto frequente negli Stati Uniti, ci riporta su vecchi territori garage-rock scoppiettanti, dove le chitarre recitano la parte da protagonista spesso accompagnate da percussioni altrettanto energiche, da melodie piacevoli e da cori irresistibili, sebbene i vocals risultino più riflessivi che in altre occasioni.
Il singolo “I Want To Feel It All”, sempre piuttosto meditativo per quanto riguarda la parte vocale, esplora invece un nuovo volto della band di stanza a Philadelphia, con synth e batteria che ci fanno fare un balzo all’indietro di qualche decennio verso un ritmato dance-pop dai sapori ’80s: senza dubbio divertente, ma non spicca per brillantezza.
“Outlaw Love”, che vede la presenza di Clementine Creevy dei Cherry Glazzer, si sposta su panorami sonori synth-pop sognanti: se il pezzo è sicuramente piacevole dal punto di vista melodico, risulta però cupo, ripetitivo e fondamentalmente piuttosto sonnacchioso, quantomeno per i nostri personali gusti.
In “White Devil”, invece, Grote e compagni vanno a camminare su territori post-punk decisamente adrenalinici e incisivi, risultando forse un po’ grezzi, ma assolutamente efficaci.
Se da una parte dobbiamo dare merito ai Districts per aver provato nuove cose in questo quinto LP, dall’altra non tutto ha purtroppo funzionato per il meglio o è risultato gradevole: sicuramente un ascolto è dovuto per questo disco, ma aspettiamo con curiosità i loro prossimi episodi per vedere dove il gruppo della Pennsylvania potrà spingersi.
Photo Credit: Ebru Yildiz