Registrato a Montreal insieme al co-produttore Marcus Paquin (The Weather Station, The National), questo terzo LP, che arriva dopo oltre due anni e mezzo dal precedente, “Crushing”, vede Julia Jacklin collaborare con la sua touring band di stanza in Canada e anche con Owen Pallett, che si è occupato degli arrangiamenti degli archi in alcune delle canzoni presenti su “Pre Pleasure”.
Scritto per la maggior parte con una tastiera Roland, il disco presenta la trentaduenne songwriter nativa delle Blue Mountains “all’apice della sua forza creativa, all’esplorazione di nuovi ed entusiasmanti terreni musicali”, spiega la press-release.
Proprio la opening-track “Lydia Wears A Cross” ci introduce a questi nuovi territori: supportata solamente da una strumentazione minimale fatta di piano e drum-machine, la sua voce, sempre al centro della scena, racconta di interrogativi sulla religione. Solo dopo due minuti e quaranta secondi entra anche la classica combinazione chitarra-basso-batteria, aggiungendo energia a un brano dai toni comunque riflessivi.
“I Was Neon” ci presenta, invece, influenze indie-rock con chitarre distorte che ci ricordano l’altrettanto brava Lucy Dacus: sempre piena di sincera passione nei suoi vocals, Julia disegna splendide melodie e un coro poppy, seppur malinconico (“Am I gonna loose myself again”, si chiede l’australiana).
Subito dopo, in “Too In Love To Die”, Julia fa ancora uso di questo minimalismo in cui la sua voce recita un ruolo centrale, mentre in sottofondo rimane un synth molto delicato che sa creare una bella atmosfera: la canzone, che parla di aeroplani che possono cadere, pur nella sua malinconia trova la forza per trattare di un tema molto forte come l’amore, dando speranza a chi ascolta.
La successiva “Less Of A Stranger”, invece, utilizza solamente una chitarra acustica, lasciando ancora una volta che i vocals della Jacklin disegnino territori folk dal sapore dolce-amaro, ma incredibilmente emotivi.
La conclusiva “End Of A Friendship” ha un tono più classico, cinematografico ed elegante ed è piena di sentimenti, ma la cosa che ce la fa amare di più di tutte è senza dubbio quella sua sezione di archi, cortesia di Owen Pallett, che ogni volta che tocca qualcosa sa creare magia pura
Un’altra prova da circoletto rosso per l’australiana, che dimostra tutta la sua qualità sia come songwriter che come musicista, trovandosi a suo agio anche su territori per lei nuovi: era difficile toccare i livelli raggiunti con “Crushing”, ma Julia ci è riuscita di nuovo. Il futuro ormai per lei è una certezza.
Credit Foto: Nick Mckk