Emanuele Coggiola è stato per molto tempo il batterista dei Luciferme, solidissima realtà fiorentina che tra fine anni novanta e inizio millennio ha pubblicato dischi pregevoli (la loro partecipazione a Sanremo con “Il Soffio” resta una delle esibizioni più intense degli ultimi decenni) camminando sulle orme di Litfiba e Diaframma in un mondo che sembrava aver sempre meno spazio per il rock. Chiusa quell’esperienza Coggiola si è dedicato alla carriera solista, oltre a produrre e collaborare il più possibile.
“Dopo La Pioggia” è stato composto a quattro mani con Francesco Milo, scrittore e editor di Giunti, un album passionale e sofferto che ripercorre con dolcezza e onestà i mille traumi della fine di una storia d’amore, tra rimpianti e ricordi che con inesorabile lentezza lasciano il posto a nuove emozioni e a una ritrovata serenità . Un processo lento cristallizzato dal cuore che batte sul sito internet di Coggiola, con tanto di countdown che ha accompagnato fino alla data d’uscita del disco.
Il riferimento principale è il cantautorato classico ma c’è molto di più in questi quattordici brani che alle chitarre acustiche ed elettriche, a basso, batteria e tastiere affiancano sintetizzatori, mandolino, E Bow, bouzouki, organo, ukulele senza rinunciare a derive orchestrali se serve, in “Lento Respirare” ad esempio. Curatissimi i testi e decisamente convincente la scelta di affiancare più volte alla voce di Coggiola una controparte femminile – Francesca Torre in “Nudo e Fragile”, Margherita Zavelle in “Imprudenti Bisogni” – in una sorta di dialogo che trascina la narrazione fino allo stoico finale.
Presentato come un concept album sull’elaborazione del lutto sentimentale, “Dopo La Pioggia” coglie nel segno con misura e attenzione, percorrendo quei “vicoli del cuore” che sono spesso poco illuminati ma dove invariabilmente si trovano le storie e le melodie migliori. Un disco per chi ha ancora voglia di rincorrere attimi fugaci cercando nuove speranze in attesa che sia “libero il cuore di mostrarsi ancora“.