Avevamo lasciato Johnny DalBasso qualche mese fa alle prese con i sei brani de “Lo Stato Canaglia”, progetto di ampio respiro che il musicista campano aveva deciso di dividere in due parti. Quelle canzoni che spaziavano dal punk al tex mex all’hardcore veloce, a suon di chitarre arrabbiate e sintetizzatori, pianoforte, armonica e fiati vengono ora ampliate e completate con altre sette che aggiungono testa e cuore all’irriverenza tipica della produzione di DalBasso.
Lo schiaffo punk di “Berlin Burning” lascia il posto ai ritmo melodico ma sempre incalzante di “Colpo Di Stato” che unisce romanticismo e impeto rivoluzionario in un brano che è ben più politico di quanto appare e si scaglia con grinta contro ogni forma di totalitarismo. Violente distorsioni e adrenalina punteggiano “Tutto In Forse” che col suo testo minimale e conciso prova racchiudere l’essenza di questi anni difficili, ma il DNA de “Lo Stato Canaglia” viene rivelato solo con la title track: due provocatori minuti e trentaquattro secondi che mettono in scena un dramma coniugale ispirato alla storia vera di una donna italiana del sud che decide di partire e diventare foreign fighters in Siria.
Non sono mai quello che sembrano le love stories (de)scritte da DalBasso e “Galvanica” lo dimostra: ispirata dagli studi del fisico Luigi Galvani è una scossa elettrica di nome e di fatto, energia allo stato puro puntellata dallo spoken word in punta di rullante dell’ironica “Grandi passi avanti” in cui ancora una volta amore e politica tornano a intrecciarsi in un binomio inscindibile. Un divertissement pungente (“Vampiro”) e una ballad acustica come “Meglio di no” completano un quadro a tinte forti. Imprevedibilità e un clima di contestazione vivace rendono il disco divertente e per nulla scontato. Sa stare al gioco Johnny DalBasso, sette e mezzo confermato.