Dopo il rinvio dello scorso febbraio a causa dalla pandemia ecco finalmente gli Efterklang tornare in Italia per un’unica data al Locomotiv Club di Bologna.
La band di Copenhagen, che chi scrive aveva già visto in una versione molto particolare e bella al Teatro dell’Opera della loro città , questa sera è in formazione a cinque con l’aggiunta di Rune Mølgaard, tastierista e membro fondatore del gruppo, e del batterista finlandese Tatu Rönkkö, già loro collaboratore per alcuni anni e componente del loro progetto Liima, ora ritornato anche negli Efterklang in pianta stabile.
Il gruppo danese puo’ finalmente presentare ai suoi fan italiani il suo recente sesto LP, uscito a ottobre dello scorso anno per la label berlinese City Slang, con cui hanno da poco firmato un contratto.
Una delle poche band straniere ad aver suonato nel nostro paese nel tragico 2020 – al Sexto ‘Nplugged di Sesto Al Reghena (PN) in agosto ““ gli Efterklang aprono la serata con la sempre bellissima “Alien Alarm”, opening-track anche della loro fatica più recente. Le linee del basso di Rasmus Stolberg accompagnano il leggero velo di elettronica costruito come sempre dalle sapienti mani di Mads Brauer: tutto questo ovviamente è al servizio della delicatissima voce di Casper Clausen che spesso alterna con un vellutato falsetto. Il frontman, oggi vestito in un completo all red, regala subito al pubblico bolognese momenti pieni di romanticismo attraverso la sua sensibilità per un inizio davvero bello ed emotivo.
Poco dopo è la volta di “Br”‹à…”‹nder”, una canzone del loro recente EP “Plexiglass”, uscito a giugno, scritta sproprio insieme a Rune: il piano è grande protagonista del pezzo, ma lascia anche qui spazio ai vocals di Clausen, che esprimono sinceri e gentili sentimenti.
Il gruppo di Copenhagen decide poi di testare con i fan italiani alcuni brani nuovi, i cui titoli non sono ancora definitivi, stando a quanto spiega il frontman. “It’s Been A Long Time” fa uso piuttosto intenso dell’elettronica con synth e drum-machine in evidenza e la voce di Casper filtrata dal vocoder: tutto ciò dà un effetto saltellante e molto divertente a questo pezzo dalle belle melodie che pian piano si trasforma in qualcosa di più tranquillo e perfino romantico.
La successiva “Plant”, altra canzone inedita, ha invece una grandissima delicatezza e i vocals di Clausen e Mølgaard sono pieni di passione: caratterizzata da ottime sensazioni melodiche, il brano sembra voler portare il pubblico felsineo a toccare il cielo con quelle sue magnifiche atmosfere.
“Ambulance”, poi, tra synth e chitarra, si muove su territori esaltanti molto vicini al punk pieni di adrenalina.
Dopo un brano che vede il frontman cantare seduto sul bordo del parco a un passo dal pubblico accompagnato solamente dalla sua chitarra acustica, è la volta di “The Ghost” che, con synth, belle linee di basso e percussioni energiche, porta la platea felsinea a fare un nostalgico tuffo negli anni ’80, mentre il ritonello sembra quasi ipnotizzante.
Gli elementi elettronici e il vivace drumming di Tatu si mischiano perfettamente in “Living Other Lives”, creando sensazioni melodiche dalla rara sensibilità per chiudere il mainset sotto il segno della totale bellezza.
Dopo appena un minuto, però, ci aspetta un lungo e sontuoso encore in cui i danesi approfittano della presenza del batterista finlandese per riproporre anche qualche canzone dei Liima.
Ed è proprio la sezione ritmica a mostrare l’anima del progetto, pieno di energia, mentre i morbidi synth di Mads e la voce malinconica di Casper sembrano farci fare un viaggio nostalgico, ma gradevole indietro di qualche decennio.
“1982”, title-track del loro secondo (e finora ultimo) LP, nonostante i vocals pieni di passione di Clausen, aggiunge ancora una buona dose di adrenalina con synth e percussioni che la fanno da protagoniste, mentre Rasmus passa al piano.
Il tono si fa molto cupo con “Trains In The Rain”, estratto dal primo album dei Liima, “ii”, ma a ravvivarlo ci pensano i vibranti synth di Brauer e le intelligenti linee di basso di Stolberg: il finale del pezzo è una lunga e ipnotica jam in cui la formazione danese lascia uscire ogni rimanente goccia di energia che poteva avere ancora in corpo con grande approvazione da parte dei presenti.
La lunga serata si chiude poi ancora con un brano preso dalla discografia degli Efterklang e più precisamente dal nuovo “Windflowers”: si tratta della romanticissima “Hold Me Close When You Can”, caratterizzata principalmente dal suono del piano, da un ritmo basso e dalle favolose armonie che il gruppo danese riesce a disegnare.
Sono passati oltre novanta minuti, ma ogni secondo è stato qualcosa di una rara bellezza con tanti momenti poetici, tributati alla fine con un lungo applauso da parte del pubblico emiliano: tra le canzoni del nuovo LP, quelle vecchie, quelle dei Liima e alcune interessanti ancora inedite, gli Efterklang ci hanno mostrato anche stasera la loro grandissima qualità live, regalando piccole perle di pura magia e divertimento.