A due anni e mezzo dal loro secondo album “Disco Volador” (lo scorso anno è uscito anche “La Vita Olistica”, una sorta di colonna sonora di una specie di film autoprodotto, con gran parte di canzoni già  nel repertorio) ecco ancora The Orielles da Halifax.

Dall’incedere zuccherino delle prime produzioni, il gruppo inglese (ormai de facto un trio) ha sempre ben saldo in una tasca il santino degli Stereolab e nell’altra una bella pen drive con l’IDM più ricercata, ma riadatta il tutto con gusto personale. Il risultato è un easy listening labirintico e sfizioso, che strizza l’occhio a mostri sacri come Philip Glass, all’ambient più sinuosa ed ipnotica, al dream pop lanciato nello spazio caro ai Cocteau Twins,  e che sembra nato per sposarsi ad una dimensione visual:  e chissà  se uno come Damon Albarn lo ascolterà , e cosa ne penserà .

Una prova di crescita evidente e convincente, che ci “costringe” a tenere in considerazione il percorso evolutivo dei, comunque ancora giovanissimi, The Orielles.