Passa anche da Milano il tour europeo delle Wet Leg, sicuramente uno dei progetti più hypezzati (si può dire?) dell’anno: in tanti, parlando o citando il loro omonimo album d’esordio, hanno gridato al piccolo capolavoro, tra le altre, probabilmente, anche perchè in questi anni confusi tra nuova scuola (più rap ed elettronica) e vecchia scuola, c’è sicuramente sete, almeno tra gli addetti ai lavori, di proposte così, senza fronzoli, sincere, dirette e perchè no, divertenti.

Accostate a tutto l’indie pop degli anni zero, si sono fatti nomi di icone pesanti come gli Strokes o gli stessi Pavement, tutte referenze tranquillamente accostabili a questo tipo di approccio alla materia; io personalmente, sempre a grandi linee, ci ho sentito le Elastica di Justine Frischmann, gradevole meteora del brit pop negli anni della battle Blur VS Oasis, forse proposta salita più alle cronache per la relazione decennale della frontwoman con Damon Albarn che per una reale imposizione artistica, possibili affinità  sul piatto e diversi punti in comune.

Va detto che il disco è molto carino e ha tutte le peculiarità  dette sopra, quindi non mancano di certo le hit da classifica e non è stato un caso il debutto direttamente in prima posizione dell’UK chart, va altresì detto non essere un album perfetto, la scrittura probabilmente regalerà  ancora episodi migliori negli anni a venire, tra l’altro nemmeno loro stesse si sarebbero aspettate un successo così importante quanto planetario.

Sono state, come detto sopra, sicuramente il gruppo più chiacchierato di questo 2022, già  con una manciata di singoli apripista prima di esordire per la blasonata Domino, etichetta tra le più quotate con il fiuto, non solo per artisti interessanti, ma con un reale e probabile potenziale o risvolto commerciale (Arctic Monkeys e Franz Ferdinand, giusto per citare un paio di nomi del rooster).

A ospitarle per questa prima data italiana in assoluto i Magazzini Generali, ad aprire i Coach party, collettivo punk inglese capitanato da Jess Eastwood, tra l’altro in concerto da noi, la scorsa estate in quel di Genova prima degli Editors. Assolutamente e ragionevolmente in linea con la serata, punk melodico suonato e cantato come si deve, fanno una mezz’ora abbondante. Se non erro tre di EP all’attivo, “Party Food”, “After Party” e “Nothing is real” da cui vanno chiaramente a prendete i tasselli del mosaico di questa sera, spaziando qua e la, onesti e sinceri come il dogma impone, raccolgono applausi.

Wet Leg puntualissime sul palco per me 21,20, per un’oretta di concerto, quasi tutto il disco d’esordio più altri inediti a completare una prima setlist, comunque fotografia esaustiva di quello che è oggi il progetto in se.

Mi aspettavo questo tipo di live e diciamo che non ci sono state sorprese, formazione a cinque, con Rhian Teasdale e Hester Chambers al centro dell’attenzione, sebbene, come del resto su disco, sia la prima ad accollarsi gran parte dei cantati e comunque i riflettori di scena, devo dire che ne esce con disinvoltura da veterana, tenendo il palco da vera leader, il resto della band la accompagna e la segue.

C’è assolutamente il pubblico delle grandi occasioni con i Magazzini Generali praticamente sold out, un pubblico trasversale, tanto affetto, empatia e tutte le caratteristiche del classico concerto sentito e partecipato, dall’accenno di pogo, ai vari sing a long, non manca l’atmosfera giusta.

Chiaramente tutti i brani che le hanno rese celebri in scaletta da “Being in love” a “Wet Dream”, passando per “Supermarket”, “Ur Mum”, “Too Late Now”, “Angelica” e sicuramente l’anthem generazionale dell’anno, quella “Chaise Longue”, qui per rimanere anche nelle future playlist, che chiude un concerto leggero con aspettative non altissime, ma rispettate a dovere.