L’anguilla, in parte pesce in parte serpente, animale sfuggente per definizione dà titolo e nome al nuovo e quinto album dei Comaneci, storica band ravennate fondata da Francesca Amati oggi affiancata da Glauco Salvo e Simone Cavina. “L’anguilla rappresenta un enigma” chiosa la press release ma anche un simbolo di tenacia, coraggio. Perseveranza e trasformazione sono le parole chiave dell’album, temi cari al terzetto che coinvolge nel progetto ospiti illustri: la voce di Tim Rutili dei Califone serpeggia in una sobria “Loss Of Gravity” mentre l’inquietante baritono di Troy Mytea (Dead Western) trova posto in “Couldn’t Help It”, ballata riflessiva costruita su arpeggi di chitarra deliziosamente sovrapposti.
Il basso di Luca Cavina (Zeus, Arto, Calibro 35) e i suoi sintetizzatori accompagnano buona parte dell’album e sono particolarmente evidenti in “Little Girl” canzone capace di stregare l’ascoltatore rivelando alcune novità nel sound dei Comaneci: alle chitarre si affianca spesso un’elettronica leggera, delicata, che cresce esponenzialmente e contribuisce a creare un clima sognante, fiabesco in quasi ogni brano a partire da “The Stray” che cita parti dell’omonima poesia di Charles Simic. Una piccola svolta elettro ““ acustica che ben si adatta alla voce di Francesca Amati che passa con semplicità dalla dolcezza più pura a un tono freddo e sperimentale, distorto e spettrale in “The Tongue”.
Un nuovo corso che continua anche col rumore armonico di “Hillhouse” tra incubi e nuovi fantasmi scacciati dalla serenità di “Every Midnight” che evoca fughe notturne verso regni che non cambiano mai. Riesce a dare il meglio il terzetto romagnolo quando si affida a melodie semplici e ariose come quelle di “Jaws” che riscopre la semplicità del binomio pianoforte e voce o quando l’anima avventurosa e quella musicale trovano equilibri solidi e attraenti come nel finale di “Hidden Place”. La chiusura è tutta per l’assoluto minimalismo di “To the Water” con un pianoforte che si spegne lasciando dietro di sè brandelli di dubbio e tensione. Sembrano voler fermare il tempo, cristallizzarlo i Comaneci e ci riescono spesso in undici brani non immediati ma intriganti.
Credit foto: Chiara Pavolucci